Devildriver- In Vino Veritas
Purtroppo il 27 Settembre non hanno potuto essere presenti alla serata dell’Hell On Earth al Transilvania di Milano a causa dei soliti problemi di merchandise alla frontiera tra la Svizzera e l’Italia, allora, abbiamo pensato di pubblicare questa intervista a Dez Fafara realizzata da Revolver nel periodo precedente il loro attuale tour europeo.
"Va bene" dice Dez Fafara dando il benvenuto ai giornalisti in un elegante hotel di Santa Barbara, con un sorriso sincero e una calorosa stretta di mano. " Siete pronti per andare a bere un po’ di vino con me?"
Il frontman dei Devildriver è appena tornato a casa dopo un tour di 3 settimane in Europa, in giro per festival, e si presenta assolutamente rilassato. A differenza di molte rock star, non è il tipo da andare a letto all’alba e, anzi, a mezzogiorno ha già portato la moglie e i tre figli a fare colazione, portato fuori il cane, è andato a fare un giro nel suo negozio di dischi preferito e ha già rinnovato la prescrizione per la sua dose di marijuana, ufficialmente per motivi di stress. Tutto questo è solo un riscaldamento per il grande evento della giornata: il tour della valle di Santa Ynez, anche nota come la valle del vino di Santa Barbara.
Oggigiorno la sopracitata valle è conosciuta fondamentalmente per il film del 2004 Sideways, dove due signori di mezza età si confrontano sui loro problemi esistenziali e sui dispiaceri sul lavoro, tra un assaggio e l’altro di vino.
A dire il vero, Fafara, quel film non l’ha mai visto: " tutti mi dicono- devi vederlo quel film, assolutamente!!!- ma io rispondo sempre- ma io ci vivo qui!!".
Fafara è reduce dal tour europeo in giro per festival, culminato nell’esibizione travolgente al Download, con quello che è stato definito il più grande circle pit della storia, si concede cinque settimane di relax con la propria famiglia prima di rimettersi in moto e di pubblicare quello che è, forse, l’album più convincente e duro della sua band, The Last Kind Words.
"Adoro tutta questa zona" dice il musicista mentre la macchina si avvia tra le dolci colline alle spalle di Santa Barbara, dalle quali si ha una splendida vista dell’oceano, " tutte le volte che stiamo rientrando a casa e ci manca circa un’ora di viaggio apro tutti i finestrini del tour bus in modo che l’aria dell’oceano entri e io capisca che sto arrivando a casa."
Essendo di origine italiana, Fafara è cresciuto con la bottiglia di vino sul tavolo e negli anni si è evoluto in amante vero e proprio dei grappoli d’uva.
"Dopo un po’ di anni mi sono reso conto che la birra ti fa solo ingrassare e allora sono passato al vino e ho capito solo dopo un po’ cosa fosse buono e cosa mi piacesse sul serio. Non c’è nulla da fare, li devi assaggiare i vini, non puoi imparare le loro caratteristiche sui libri."
In origine il tour doveva iniziare a Solvang, una specie di finta città danese, ottima per le degustazioni vista la sua vicinanza alle vigne, ma Fafara decide di cambiare i piani e ci porta alla vigna Gainey: "vi piacerà un sacco quella vigna…dovreste vedere che lampadari che hanno nelle enoteche."
La vigna Gainey, in realtà, ha un significato ben preciso per Fafara: qui, era solito rifugiarsi, al tempo delle registrazioni dell’ultimo album con i Coal Chamber, Dark Days, con quelli che sarebbero poi diventati i suoi soci nei Devildriver. Gli studi di registrazione erano a poca distanza da questa vigna e spesso faceva una capatina da queste parti: "oggi il cerchio si chiude" dice ridendo il frontman.
Sebbene la signora dietro al banco della reception dell’enoteca, con ogni probabilità, di rado si trovi davanti dei clienti con dei tatuaggi in faccia, non fa una piega mentre Dez si presenta.
Signora: " Qual è il nome della sua band?"
Dez: " Devildriver. Una band metal."
Signora: " Sembra divertente!"
La signora ci spiega che oggi le degustazioni prevedono l’assaggio di sette vini diversi al prezzo di 10 dollari e ci è concesso portarci a casa i calici da degustazione. Sembra un buon affare e in pochi minuti siamo nella sala degustazioni in stile spagnolesco a gustare un Sauvignon del 2005: " normalmente evito i vini bianchi- dice Dez- ma questo è buono. In ogni caso non me ne bevo un bicchiere intero."
Durante le degustazioni è normale iniziare dai bianchi per poi passare ai rossi e Dez sembra di gran lunga preferire i rossi, proprio come il personaggio di Paul Giamatti in Sideways. " Non ho mai trovato un Cabernet che mi piacesse davvero, e non mi è mai piaciuto il Merlot…mi piace il Chianti, vado d’accordo con il Syrah, ma per me il migliore è il Sangiovese: il sacro Graal dell’uva!"
Oltre ad essere un appassionato Fafara illustra pure i vantaggi dal punto di vista della salute del vino: " credo che il vino rosso abbia la percentuale più alta di antiossidanti, il che è una cosa positiva per il cuore. Alcuni dicono che per il cuore conviene prendere un’aspirina al giorno…meglio bersi un paio di bicchieri di vino al giorno e niente medicinali. Anche se, se avete problemi di cuore, non datemi retta, prendete le medicine!"
Forse Fafara preferirebbe le medicine al gusto dello Chardonnay del 2005 della tenuta Gainey, che rifiuta dopo un solo sorso: " mi ricorda mia madre seduta accanto alla piscina che si beveva vino bianco nel tetrapack mischiato a 7UP. So che non è educato, ma il ricordo è quello!!!"
Dopo un altro Chardonnay del 2005 più esclusivo, passiamo ai rossi, cominciando con un Syrah: Fafara solleva il bicchiere, fa roteare il vino al suo interno, annusa, fa roteare il vino di nuovo e riannusa per poi bere, in modo da percepire gli effluvi e i sapori del vino. "Questa è la bottiglia. A meno che non troviamo qualcosa di meglio, ma finora questa le batte tutte. Puoi sentire la fragranza di quercia."
Dopo aver assaggiato un Merlot e un Riesling, nessuno dei quali sembra soddisfare il palato di Fafara, ci sediamo fuori ad un tavolo da picnic al sole con una bottiglia di Syrah. Ci sono miglia e miglia di vigne che si estendono sotto i nostri occhi e il loro verde scintillante risplende sotto il sole della California: " è incredibile! Oggi c’è il tempo tipico della California- esclama soddisfatto Fafara- sarò tornato dall’Europa da 48 ore e dovrei essere scombussolato dal fuso orario, ma questo tempo ti aiuta, eccome!"
Seduti sotto il sole, Fafara, spiega il segreto del successo della sua band che, dal 2003, si suda ogni giorno grazie ai continui tour e cercando sempre più di prendere le distanze dalla band nu-metal dei Coal Chamber.
" Se riparti da zero e ti fai il mazzo la gente lo apprezza. Sono cinque anni che giriamo ovunque e solo adesso ci apprestiamo a partire per il nostro primo tour da headliner."
Sostanzialmente con i due album precedenti Fafara ha inasprito il suono rendendolo più compatto e ha dovuto combattere gli scettici che alla fine si sono ricreduti, proprio mentre l’ultimo album spinge ancora di più sull’acceleratore e vede i suoi compagni di band assumere una loro personalità definita.
" Sapevamo che era giunto il momento di fare qualcosa di diverso. Di andare oltre di non scrivere più dei brani con ritornelli orecchiabili in modo da avere qualche passaggio in radio. Dovevamo prenderci il rischio e staccarci da ciò che fa la maggioranza delle band mainstream metal. Non saremo la più veloce o la più potente delle band, ma sono sicuro che The Last Kind Words sarà apprezzato."
In compenso, Fafara preferisce non parlare in pubblico dei testi : " sto ancora cercando di capirli io in prima persona- ride- direi che molti dei testi parlano dell’irresponsabilità delle persone e della mia opposizione alle religioni organizzate. " Sono stato cresciuto da Cattolico, ma i miei nonni e mia madre appartenevano a Christian Science e mio padre era un Luterano e io sono andato ad una scuola Battista…ho finito per diventare un pagano. Era la logica conseguenza e poi ho scoperto che molte cose del cattolicesimo e del cristianesimo sono rubate dal paganesimo."
Molte delle sere in tour, Dez lo si può trovare in fondo al bus mentre si legge un libro sulle civiltà antiche accompagnato da un buon bicchiere di vino. " Appena posso mi leggo un libro sui Sumeri, i Babilonesi, gli Assiri, per capire l’origine dei culti e capire che gran parte di essi ruota attorno alla terra e al culto degli elementi naturali."
" Oggi come oggi credo nel karma. Cerco di non pestare i piedi a nessuno a meno che non me li pestino gli altri." Molti vedono i Devildriver come una band satanica, ma per Fafara la realtà è molto più complessa:" se vuoi c’è un aspetto di satanismo nella nostra musica, vedi la legge del taglione. Credo nel desiderio, nel desiderio di avere successo, di far succedere certe cose, ma non mi piace la gente che pensa di poter controllare le cose perché si sente satanista o cristiano, credo che ci voglia una visione più aperta, che consenta alle persone di interrogarsi sulle cose."
Detto questo la nostra bottiglia di Syrah è finita e ci spostiamo verso Solvang per pranzo, per poi dirigerci alle cantine Rusack. La stanza per le degustazioni è meno sfarzosa di quella di Gainey, ma l’affare è ancora migliore- sette asseggi, sei dollari- e l’accoglienza è pure migliore. Dan, l’uomo dietro il banco, si rivela gentile, disponibile e colto, iniziando a servirci un Sauvignon del 2006 e poi uno Chardonnay gran riserva del 2005, che però entrambi non sembrano di grande gradimento per Dez. Segue un rosè e Dan ci dice che c’è della frutta dentro, per dare un gusto dolciastro, ma in realtà è molto secco."
" Assolutamente vero- esclama Dez con occhi luccicanti dopo un paio di sorsi- davvero buono, potrei berne una bottiglia intera, ma sono pronto per il Pinot.
Nel film Sideways, Paul Giamatti sta al Pinot Nero come Slash sta al Jack Daniel’s.
" Davvero ottimo!! Questa bottiglia ce la beviamo con un po’ di brie, del pollo arrosto e delle patate con aglio. Uno dei migliori vini di oggi."
Ma ancora meglio fa il Syrah del 2005 che viene esaltato da Fafara come il miglior vino del giorno. Rimane solo il Sangiovese che Dez chiede con impazienza. Secondo Dan è il migliore della zona.
Dez ripete il rituale già visto, alza il bicchiere, lo fa ruotare, annusa il vino e compie la stessa operazione per poi berne un sorso e quasi si mette a ballare in mezzo alla sala per la gioia:" questo vince!!! Li batte tutti e si porta a casa il jackpot!"
Ci sediamo sotto una vecchia quercia a bere il miglior vino della giornata sotto il sole del primo pomeriggio e ci concediamo un brindisi.
"Salute!! Tutto quello che ci hanno servito oggi impallidisce contro questo Sangiovese. Se avessi degli occhiali apposta ci nuoterei in questo vino." Alzando il bicchiere al cielo, Fafara sembra più a suo agio in questo ambiente che sul palco. Possibile indizio su una sua futura attività?
"Non ho affatto finito con la musica. Credo che smetterò quando avrò circa 60 anni. Ma se dovessi poi dedicarmi a quest’attività non sarebbe poi così male."
Il frontman dei Devildriver è appena tornato a casa dopo un tour di 3 settimane in Europa, in giro per festival, e si presenta assolutamente rilassato. A differenza di molte rock star, non è il tipo da andare a letto all’alba e, anzi, a mezzogiorno ha già portato la moglie e i tre figli a fare colazione, portato fuori il cane, è andato a fare un giro nel suo negozio di dischi preferito e ha già rinnovato la prescrizione per la sua dose di marijuana, ufficialmente per motivi di stress. Tutto questo è solo un riscaldamento per il grande evento della giornata: il tour della valle di Santa Ynez, anche nota come la valle del vino di Santa Barbara.
Oggigiorno la sopracitata valle è conosciuta fondamentalmente per il film del 2004 Sideways, dove due signori di mezza età si confrontano sui loro problemi esistenziali e sui dispiaceri sul lavoro, tra un assaggio e l’altro di vino.
A dire il vero, Fafara, quel film non l’ha mai visto: " tutti mi dicono- devi vederlo quel film, assolutamente!!!- ma io rispondo sempre- ma io ci vivo qui!!".
Fafara è reduce dal tour europeo in giro per festival, culminato nell’esibizione travolgente al Download, con quello che è stato definito il più grande circle pit della storia, si concede cinque settimane di relax con la propria famiglia prima di rimettersi in moto e di pubblicare quello che è, forse, l’album più convincente e duro della sua band, The Last Kind Words.
"Adoro tutta questa zona" dice il musicista mentre la macchina si avvia tra le dolci colline alle spalle di Santa Barbara, dalle quali si ha una splendida vista dell’oceano, " tutte le volte che stiamo rientrando a casa e ci manca circa un’ora di viaggio apro tutti i finestrini del tour bus in modo che l’aria dell’oceano entri e io capisca che sto arrivando a casa."
Essendo di origine italiana, Fafara è cresciuto con la bottiglia di vino sul tavolo e negli anni si è evoluto in amante vero e proprio dei grappoli d’uva.
"Dopo un po’ di anni mi sono reso conto che la birra ti fa solo ingrassare e allora sono passato al vino e ho capito solo dopo un po’ cosa fosse buono e cosa mi piacesse sul serio. Non c’è nulla da fare, li devi assaggiare i vini, non puoi imparare le loro caratteristiche sui libri."
In origine il tour doveva iniziare a Solvang, una specie di finta città danese, ottima per le degustazioni vista la sua vicinanza alle vigne, ma Fafara decide di cambiare i piani e ci porta alla vigna Gainey: "vi piacerà un sacco quella vigna…dovreste vedere che lampadari che hanno nelle enoteche."
La vigna Gainey, in realtà, ha un significato ben preciso per Fafara: qui, era solito rifugiarsi, al tempo delle registrazioni dell’ultimo album con i Coal Chamber, Dark Days, con quelli che sarebbero poi diventati i suoi soci nei Devildriver. Gli studi di registrazione erano a poca distanza da questa vigna e spesso faceva una capatina da queste parti: "oggi il cerchio si chiude" dice ridendo il frontman.
Sebbene la signora dietro al banco della reception dell’enoteca, con ogni probabilità, di rado si trovi davanti dei clienti con dei tatuaggi in faccia, non fa una piega mentre Dez si presenta.
Signora: " Qual è il nome della sua band?"
Dez: " Devildriver. Una band metal."
Signora: " Sembra divertente!"
La signora ci spiega che oggi le degustazioni prevedono l’assaggio di sette vini diversi al prezzo di 10 dollari e ci è concesso portarci a casa i calici da degustazione. Sembra un buon affare e in pochi minuti siamo nella sala degustazioni in stile spagnolesco a gustare un Sauvignon del 2005: " normalmente evito i vini bianchi- dice Dez- ma questo è buono. In ogni caso non me ne bevo un bicchiere intero."
Durante le degustazioni è normale iniziare dai bianchi per poi passare ai rossi e Dez sembra di gran lunga preferire i rossi, proprio come il personaggio di Paul Giamatti in Sideways. " Non ho mai trovato un Cabernet che mi piacesse davvero, e non mi è mai piaciuto il Merlot…mi piace il Chianti, vado d’accordo con il Syrah, ma per me il migliore è il Sangiovese: il sacro Graal dell’uva!"
Oltre ad essere un appassionato Fafara illustra pure i vantaggi dal punto di vista della salute del vino: " credo che il vino rosso abbia la percentuale più alta di antiossidanti, il che è una cosa positiva per il cuore. Alcuni dicono che per il cuore conviene prendere un’aspirina al giorno…meglio bersi un paio di bicchieri di vino al giorno e niente medicinali. Anche se, se avete problemi di cuore, non datemi retta, prendete le medicine!"
Forse Fafara preferirebbe le medicine al gusto dello Chardonnay del 2005 della tenuta Gainey, che rifiuta dopo un solo sorso: " mi ricorda mia madre seduta accanto alla piscina che si beveva vino bianco nel tetrapack mischiato a 7UP. So che non è educato, ma il ricordo è quello!!!"
Dopo un altro Chardonnay del 2005 più esclusivo, passiamo ai rossi, cominciando con un Syrah: Fafara solleva il bicchiere, fa roteare il vino al suo interno, annusa, fa roteare il vino di nuovo e riannusa per poi bere, in modo da percepire gli effluvi e i sapori del vino. "Questa è la bottiglia. A meno che non troviamo qualcosa di meglio, ma finora questa le batte tutte. Puoi sentire la fragranza di quercia."
Dopo aver assaggiato un Merlot e un Riesling, nessuno dei quali sembra soddisfare il palato di Fafara, ci sediamo fuori ad un tavolo da picnic al sole con una bottiglia di Syrah. Ci sono miglia e miglia di vigne che si estendono sotto i nostri occhi e il loro verde scintillante risplende sotto il sole della California: " è incredibile! Oggi c’è il tempo tipico della California- esclama soddisfatto Fafara- sarò tornato dall’Europa da 48 ore e dovrei essere scombussolato dal fuso orario, ma questo tempo ti aiuta, eccome!"
Seduti sotto il sole, Fafara, spiega il segreto del successo della sua band che, dal 2003, si suda ogni giorno grazie ai continui tour e cercando sempre più di prendere le distanze dalla band nu-metal dei Coal Chamber.
" Se riparti da zero e ti fai il mazzo la gente lo apprezza. Sono cinque anni che giriamo ovunque e solo adesso ci apprestiamo a partire per il nostro primo tour da headliner."
Sostanzialmente con i due album precedenti Fafara ha inasprito il suono rendendolo più compatto e ha dovuto combattere gli scettici che alla fine si sono ricreduti, proprio mentre l’ultimo album spinge ancora di più sull’acceleratore e vede i suoi compagni di band assumere una loro personalità definita.
" Sapevamo che era giunto il momento di fare qualcosa di diverso. Di andare oltre di non scrivere più dei brani con ritornelli orecchiabili in modo da avere qualche passaggio in radio. Dovevamo prenderci il rischio e staccarci da ciò che fa la maggioranza delle band mainstream metal. Non saremo la più veloce o la più potente delle band, ma sono sicuro che The Last Kind Words sarà apprezzato."
In compenso, Fafara preferisce non parlare in pubblico dei testi : " sto ancora cercando di capirli io in prima persona- ride- direi che molti dei testi parlano dell’irresponsabilità delle persone e della mia opposizione alle religioni organizzate. " Sono stato cresciuto da Cattolico, ma i miei nonni e mia madre appartenevano a Christian Science e mio padre era un Luterano e io sono andato ad una scuola Battista…ho finito per diventare un pagano. Era la logica conseguenza e poi ho scoperto che molte cose del cattolicesimo e del cristianesimo sono rubate dal paganesimo."
Molte delle sere in tour, Dez lo si può trovare in fondo al bus mentre si legge un libro sulle civiltà antiche accompagnato da un buon bicchiere di vino. " Appena posso mi leggo un libro sui Sumeri, i Babilonesi, gli Assiri, per capire l’origine dei culti e capire che gran parte di essi ruota attorno alla terra e al culto degli elementi naturali."
" Oggi come oggi credo nel karma. Cerco di non pestare i piedi a nessuno a meno che non me li pestino gli altri." Molti vedono i Devildriver come una band satanica, ma per Fafara la realtà è molto più complessa:" se vuoi c’è un aspetto di satanismo nella nostra musica, vedi la legge del taglione. Credo nel desiderio, nel desiderio di avere successo, di far succedere certe cose, ma non mi piace la gente che pensa di poter controllare le cose perché si sente satanista o cristiano, credo che ci voglia una visione più aperta, che consenta alle persone di interrogarsi sulle cose."
Detto questo la nostra bottiglia di Syrah è finita e ci spostiamo verso Solvang per pranzo, per poi dirigerci alle cantine Rusack. La stanza per le degustazioni è meno sfarzosa di quella di Gainey, ma l’affare è ancora migliore- sette asseggi, sei dollari- e l’accoglienza è pure migliore. Dan, l’uomo dietro il banco, si rivela gentile, disponibile e colto, iniziando a servirci un Sauvignon del 2006 e poi uno Chardonnay gran riserva del 2005, che però entrambi non sembrano di grande gradimento per Dez. Segue un rosè e Dan ci dice che c’è della frutta dentro, per dare un gusto dolciastro, ma in realtà è molto secco."
" Assolutamente vero- esclama Dez con occhi luccicanti dopo un paio di sorsi- davvero buono, potrei berne una bottiglia intera, ma sono pronto per il Pinot.
Nel film Sideways, Paul Giamatti sta al Pinot Nero come Slash sta al Jack Daniel’s.
" Davvero ottimo!! Questa bottiglia ce la beviamo con un po’ di brie, del pollo arrosto e delle patate con aglio. Uno dei migliori vini di oggi."
Ma ancora meglio fa il Syrah del 2005 che viene esaltato da Fafara come il miglior vino del giorno. Rimane solo il Sangiovese che Dez chiede con impazienza. Secondo Dan è il migliore della zona.
Dez ripete il rituale già visto, alza il bicchiere, lo fa ruotare, annusa il vino e compie la stessa operazione per poi berne un sorso e quasi si mette a ballare in mezzo alla sala per la gioia:" questo vince!!! Li batte tutti e si porta a casa il jackpot!"
Ci sediamo sotto una vecchia quercia a bere il miglior vino della giornata sotto il sole del primo pomeriggio e ci concediamo un brindisi.
"Salute!! Tutto quello che ci hanno servito oggi impallidisce contro questo Sangiovese. Se avessi degli occhiali apposta ci nuoterei in questo vino." Alzando il bicchiere al cielo, Fafara sembra più a suo agio in questo ambiente che sul palco. Possibile indizio su una sua futura attività?
"Non ho affatto finito con la musica. Credo che smetterò quando avrò circa 60 anni. Ma se dovessi poi dedicarmi a quest’attività non sarebbe poi così male."
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