ATREYU+STILL REMAINS LIVE
Ci è voluto circa un anno e mezzo per rivedere i cinque di Orange County dalle nostre parti. Questo tempo è stato investito dalla band per cambiare casa discografica e realizzare un nuovo album da alcuni esaltato e da altri denigrato senza mezzi termini.
Tutto sommato il nuovo album degli Atreyu ci ha lasciati soddisfatti a metà, ma questo non ha minimamente intaccato la stima e l'affetto che abbiamo per questa band che ormai ascoltiamo da diversi anni.
Ad aggiungere motivi di interesse alla serata c'era pure il resto del cast, ossia gli americani Still Remains e gli svedesi Engel.
I primi ci sono ben noti per via del loro convincente debutto e del loro altalenante secondo album, mentre i secondi ci incuriosiva sentirli per via delle sonorità lontane dai canoni metalcore che sanno offrire.
Purtroppo siamo venuti a sapere che la band svedese non si sarebbe esibita per problemi di saluta...e addio sonorità metal/industrial!
Dunque, saltiamo dritti agli Still Remains che hanno il compito di scaldare l'ambiente (ancora semivuoto a dire il vero...) per gli headliner.
Dal punto di vista della scaletta non si può contestare loro nulla: pescano in maniera oculata il meglio di Of Love and Lunacy e dell'ultimo The Serpent. Di conseguenza i kids assiepati sotto il palco possono cominciare a scaldare la voce con brani come The Worst is Yet To Come, White Walls, The Wax Walls of an Empty Room, Stay Captive e il nuovo singolo dance-metalcore Dancing With The Enemy. La band svolge il compitino senza sbavature, si mostra premurosa verso il pubblico e alla fine assume un atteggiamento molto meno poser di quanto mi aspettassi.
Peccato che la risposta del pubblico sia davvero fiacca...alla fine dei conti, gli Still Remains non hanno messo a ferro e fuoco il locale, ma hanno offerto una prestazione dignitosa che poteva strappare qualche applauso in più.
Dopo quaranta minuti circa di esibizione il tutto finisce e ci tuffiamo nel soundcheck prima degli Atreyu con sottofondo di Madonna e Blondie ( e qui c'è di sicuro lo zampino di Dan Jacobs e la sua "vaga" ossessione per gli anni 80 :-) ).
Quando calano le luci il mio stato di esaltazione sale notevolmente perchè gli Atreyu hanno uno degli attacchi più poderosi in circolazione: tra l'intro a colpi di Fat Bottomed Girls dei Queen e la devastante Bleeding Mascara sono già contentissimo.
Eccoli qua i nostri: con Brandon, sempre più panzone, dietro le pelli, Dan, sempre più nano, con la sua ESP con gli schizzi di sangue, Marc, orfano della sua chilometrica barba rossa, Travis, sempre più composto e con una maglietta assurda con su scritto: I Love Gymnastic, ed infine Alex, sempre più palestrato, pronto a saltellare come un pugile e con i tatuaggi più spettacolari della scena.
Il registro cambia subito rispetto la precedente esibizione: più presenza scenica, più carisma e soprattutto più pubblico in delirio ( ormai il Rainbow di Milano è pieno).
Gli Atreyu sanno tenere il palco e far divertire perchè possono pescare da un repertorio ampio che la folla sembra conoscere alla perfezione e quindi scelgono una scaletta che offre brani al 50% circa presi dal nuovo album e il resto dai loro lavori precedenti.
La scelta delle canzoni prese dall'ultimo lavoro è stata ottimale, includendo il singolone Becoming The Bull, Doomsday, Lose It, When Two Become One ( che dal vivo ha un tiro pazzesco) e Blow ( che ha un'attitudine cazzona che riporta in vita l'hair metal anni 80 per qualche minuto). Essendo legati agli Atreyu-prima versione, è ovvio che su brani come The Crimson e Right Side Of The Bed tratti dallo spettacolare The Curse ci siamo sciolti come delle ragazzine ipersensibili.
Tutto fila liscio e la band si diverte sul palco, recitando ciascuno il proprio collaudato ruolo: Alex urla e coinvolge il pubblico, Dan elargisce assoli, Marc si dimena e fa roteare il basso ovunque, Brandan mostra che ha ottime doti vocali e Travis recita il suo ruolo più compassato. I cinque traghettano la loro nave senza perdere di intensità e conducono il pubblico fino al mitico exploit finale: Lip Gloss And Black. L'avrò sentita un milione di volte questa canzone, eppure tutte le volte è spettacolare e mi fa correre un brivido dietro la schiena e penso che valga anche per gli altri presenti al Rainbow che urlano con tutto il loro fiato rimasto l'epico coro: live! love! burn! die!
Si spengono le luci, riparte la musica di sottofondo e tutto è, purtroppo, finito.
Se non altro ho una certezza...dopo il concerto dei Bleeding Through questo è stato il migliore del 2007.
INTERVISTA AD ALEX VARKATZAS
Quando riesco a confutare uno stupido luogo comune ci godo davvero. Sono anni che leggo sulle riviste che Alex ha un brutto carattere, che non si lascia intervistare ecc ecc...tutte balle!
Dopo pochi minuti dalla conclusione del live è già a pochi metri dal tour bus e si concede alle richieste dei fan.
Quale miglior occasione per fargli qualche domanda sul nuovo album??
La cosa che ovviamente colpisce di più del nuovo album è data dal fatto che tu non urli più. Hai dovuto prendere lezioni di canto?
Alex: Si, qualcuna l'ho dovuta prendere per imparare a cantare in maniera melodica. Più che altro mi serviva imparare esercizi vocali da fare per allenare la mia voce. Un insegnante mi ha insegnato qualche trucco e adesso vado sempre in tour con una cassetta con tutti i vocalizzi da fare prima di un live.
Adesso che canti in maniera melodica pure tu, pensi che Brandon si concentrerà più sulla batteria?
Non credo. Ormai sono anni che suoniamo e abbiamo trovato il nostro equilibrio. Io e Brandon cantiamo e Marc ci aiuta con i cori. Va bene così.
Altra cosa che si nota del nuovo album è il cambiamento di registro nelle tematiche dei testi: hai abbandonato i testi carichi di rabbia per qualcosa di più focalizzato su esperienze di vita o temi socio-politici.
Alla fine faccio questo "mestiere" da quando ho 14 anni, era ora di cambiare. Per questo album abbiamo usato uno schema di lavoro completamente diverso perchè lo abbiamo scritto per intero in versione acustica. Ci mettevamo lì, buttavamo giù la musica e di conseguenza io intervenivo con i testi. Credo che sia stata una soluzione ottimale per noi.
Avete lavorato con un produttore che ha poco a che fare con il metal, come è stato?
A dire il vero John ha una sua band metal che fa un genere simile ai Metallica. Lui sa come far suonare una band, è sempre molto attivo nel lavoro. Ti sa consigliare è molto propositivo e poi, si è fatto davvero un mazzo enorme (ride). Credo che si senta che il lavoro di produzione e mixaggio sia molto migliore dei precedenti album.
La vostra scaletta pesca ampiamente dal nuovo album: ne andate davvero orgogliosi!
Onestamente sì. Rispecchia fedelmente gli Atreyu ad oggi e siamo soddisfatti del lavoro fatto. Poi, al di là di tutto, questo è il tour vero e proprio a supporto del nuovo album dopo quello statunitense con gli Haste The Day. Già solo al Family Values avevamo una scaletta diversa.
Una curiosità...nella versione inglese di Lead Sails Paper Anchor c'è una cover dei Faith No More, una band che ha sempre sperimentato e osato molto: data la vostra svolta sonora radicale, volete essere i Faith No More del 2000?
Oltre a quella c'è anche Clean Sheets dei Descendends...in ogni caso noi scegliamo le cover in base alla bontà delle band e nient'altro. Noi non vogliamo i paragoni. Siamo gli Atreyu e ci basta questo.
Avrei voluto fargli mille altre domande, ma poi è stato letteralmente placcato dagli altri fan e allora ci siamo concentrati sul Brandon e Marc ( visitate il suo sito: http://anempireoffilth.com/thepalehorse/ ) altrettanto gentili e disponibili.
1 Comments:
Keep on writing, great job!
Here is my website :: pasang iklan gratis
Posta un commento
<< Home