Avenged Sevenfold-Avenged Sevenfold
All’inizio di quest’anno, una celebre rivista inglese, nell’introdurre i nuovi album più interessanti dell’anno, riguardo agli Avenged Sevenfold, pose questo interrogativo: riusciranno gli A7X a scrivere un album più sopra le righe di City Of Evil?
Ottima domanda, perché tutti ce lo siamo chiesto. Pure la band, dal mio punto di vista, dopo aver fatto di tutto per promuovere il precedente album (quasi un anno e mezzo di tour) si dev’essere arrovellata il cervello e non poco attorno a questo interrogativo. Fortuna vuole che i cinque di Huntington Beach di idee ne abbiano a palate ed infatti dopo qualche mese di totale silenzio il frontman, M. Shadows, annunciò che il nuovo album avrebbe seguito la filosofia del: less is more.
Promessa mantenuta.
Si chiude quindi la pagina legata a City Of Evil, l’album più ambizioso, tecnico e sontuoso degli Avenged Sevenfold per approdare su un’altra rotta, diversa e un po’ meno lunatica, fatta da una base fortemente rock dove le melodie pop e i riff metal vanno a braccetto.
Mettiamola così, se City Of Evil era l’album barocco della band, questo è quello neoclassico.
A dire il vero, l’attacco di questo nuovo album omonimo, è ancora nel segno della tecnica e delle soluzioni stilistiche complesse. Infatti Critical Acclaim presenta potenti riff e novità al contempo: ad esempio Shadows che usa uno stile più "parlato", o The Rev che canta, ma nel complesso questo è un gran pezzo che dal vivo farà un figurone.
Almost Easy, invece, mantiene fede alla promessa: cavalcata metal meno tecnica, ma con l’aggiunta di un piano in controtempo che è davvero azzeccato e cori che faranno la gioia dei fan dei Sevenfold in sede live.
I nuovi A7X passano soprattutto attraverso il terzo brano, intitolato Scream, che li porta abbastanza lontani dal loro passato, ma mostra una notevole vena creativa. Altro bel regalo per i fan e per chi ama i brani con molto groove.
Nel successivo brano ritornano i riferimenti musicali che in passato hanno fatto la fortuna degli A7X: Afterlife ha un attacco moooolto maideniano e in generale una struttura vicina alla band inglese, tolto il ritornello che mostra pienamente quanto la band californiana sappia flirtare con raziocinio con il pop.
Gunslinger evidenzia il primo segnale dei legami con il passato creativo della band perché riprende il discorso della balld Seize The Day, senza però ripetere l’ottimo risultato.
Al contrario Unbound ci riporta su territori simil-Maiden con chiari riferimenti anche allo stile di City Of Evil e finalmente con i tanto attesi virtuosismi di chitarra della coppia Gates-Vengeance. Bello anche in questa circostanza il piano di sottofondo e l’approdo alla fase finale del brano che si fa sempre più fastoso per poi culminare in una strofa interpretata dalla cantante Shanna Crooks.
Il brano successivo è Brompton Cocktail: un bel pezzo rock, con l’aggiunta di archi, che ancora una volta tira fuori il lato groove della band e la capacità di creare ritornelli contagiosi, il tutto per preparare l’ascoltatore al meglio dell’album con l’accoppiata Lost- A Little Piece Of Heaven.
La prima canzone attacca con le due chitarre che si rincorrono a vicenda ricordando che i Sevenfold sanno ancora indossare l’abito elegante e sfarzoso come e quando vogliono e che Syn, nonostante la sua giovane età, può sfidare a testa alta i migliori chitarristi in circolazione. La seconda è davvero il colpo di genio, la sfida, l’azzardo: qui si tratta di Danny Elfman goes metal!!! Otto minuti di follia musicale pura, tra atmosfere dark e misteriose, aperture melodiche di archi, il tutto su un sontuoso tappeto rock. Da solo questo brano vale il prezzo dell’album: semplicemente fantastico.
Infine, il tutto si conclude con Dear God, brano country-pop ascoltabile, ma che non aggiunge nulla al valore del disco.
Dal punto di vista dei testi si può parlare di un passo in avanti e uno indietro perché il coraggio di Brompton Cocktail è sicuramente da ammirare ( a memoria non mi ricordo un brano metal che parli di eutanasia) e il testo di A Little Piece Of Heaven è malato e folle almeno come il sottofondo musicale, mentre invece in Gunslinger e Almost Easy, i testi cadono un po’ nell’anonimato.
Un volta terminato l’ascolto di Avenged Sevenfold il tutto è più chiaro e lampante: la svolta c’è davvero stata ( e sono tre!!!) e ancora una volta è stata affrontata con coraggio e mettendo in campo l’intelligenza e l’intuito musicale. Se con Waking The Fallen gli A7X si erano inventati il "metalcore suonato dai Metallica" e con City Of Evil il "metal nato dalla fusione di Iron Maiden/Guns’n’Roses/Pantera" con questo album si inventano il "pop-metal alla Avenged Sevenfold" e in un colpo solo spazzano via tutto il pop metal anni 80.
Se terranno questa media ci sarà veramente da metterli nella Walk Of Fame.
Lunga vita agli Avenged Sevenfold!!!
VOTO 8+
Ottima domanda, perché tutti ce lo siamo chiesto. Pure la band, dal mio punto di vista, dopo aver fatto di tutto per promuovere il precedente album (quasi un anno e mezzo di tour) si dev’essere arrovellata il cervello e non poco attorno a questo interrogativo. Fortuna vuole che i cinque di Huntington Beach di idee ne abbiano a palate ed infatti dopo qualche mese di totale silenzio il frontman, M. Shadows, annunciò che il nuovo album avrebbe seguito la filosofia del: less is more.
Promessa mantenuta.
Si chiude quindi la pagina legata a City Of Evil, l’album più ambizioso, tecnico e sontuoso degli Avenged Sevenfold per approdare su un’altra rotta, diversa e un po’ meno lunatica, fatta da una base fortemente rock dove le melodie pop e i riff metal vanno a braccetto.
Mettiamola così, se City Of Evil era l’album barocco della band, questo è quello neoclassico.
A dire il vero, l’attacco di questo nuovo album omonimo, è ancora nel segno della tecnica e delle soluzioni stilistiche complesse. Infatti Critical Acclaim presenta potenti riff e novità al contempo: ad esempio Shadows che usa uno stile più "parlato", o The Rev che canta, ma nel complesso questo è un gran pezzo che dal vivo farà un figurone.
Almost Easy, invece, mantiene fede alla promessa: cavalcata metal meno tecnica, ma con l’aggiunta di un piano in controtempo che è davvero azzeccato e cori che faranno la gioia dei fan dei Sevenfold in sede live.
I nuovi A7X passano soprattutto attraverso il terzo brano, intitolato Scream, che li porta abbastanza lontani dal loro passato, ma mostra una notevole vena creativa. Altro bel regalo per i fan e per chi ama i brani con molto groove.
Nel successivo brano ritornano i riferimenti musicali che in passato hanno fatto la fortuna degli A7X: Afterlife ha un attacco moooolto maideniano e in generale una struttura vicina alla band inglese, tolto il ritornello che mostra pienamente quanto la band californiana sappia flirtare con raziocinio con il pop.
Gunslinger evidenzia il primo segnale dei legami con il passato creativo della band perché riprende il discorso della balld Seize The Day, senza però ripetere l’ottimo risultato.
Al contrario Unbound ci riporta su territori simil-Maiden con chiari riferimenti anche allo stile di City Of Evil e finalmente con i tanto attesi virtuosismi di chitarra della coppia Gates-Vengeance. Bello anche in questa circostanza il piano di sottofondo e l’approdo alla fase finale del brano che si fa sempre più fastoso per poi culminare in una strofa interpretata dalla cantante Shanna Crooks.
Il brano successivo è Brompton Cocktail: un bel pezzo rock, con l’aggiunta di archi, che ancora una volta tira fuori il lato groove della band e la capacità di creare ritornelli contagiosi, il tutto per preparare l’ascoltatore al meglio dell’album con l’accoppiata Lost- A Little Piece Of Heaven.
La prima canzone attacca con le due chitarre che si rincorrono a vicenda ricordando che i Sevenfold sanno ancora indossare l’abito elegante e sfarzoso come e quando vogliono e che Syn, nonostante la sua giovane età, può sfidare a testa alta i migliori chitarristi in circolazione. La seconda è davvero il colpo di genio, la sfida, l’azzardo: qui si tratta di Danny Elfman goes metal!!! Otto minuti di follia musicale pura, tra atmosfere dark e misteriose, aperture melodiche di archi, il tutto su un sontuoso tappeto rock. Da solo questo brano vale il prezzo dell’album: semplicemente fantastico.
Infine, il tutto si conclude con Dear God, brano country-pop ascoltabile, ma che non aggiunge nulla al valore del disco.
Dal punto di vista dei testi si può parlare di un passo in avanti e uno indietro perché il coraggio di Brompton Cocktail è sicuramente da ammirare ( a memoria non mi ricordo un brano metal che parli di eutanasia) e il testo di A Little Piece Of Heaven è malato e folle almeno come il sottofondo musicale, mentre invece in Gunslinger e Almost Easy, i testi cadono un po’ nell’anonimato.
Un volta terminato l’ascolto di Avenged Sevenfold il tutto è più chiaro e lampante: la svolta c’è davvero stata ( e sono tre!!!) e ancora una volta è stata affrontata con coraggio e mettendo in campo l’intelligenza e l’intuito musicale. Se con Waking The Fallen gli A7X si erano inventati il "metalcore suonato dai Metallica" e con City Of Evil il "metal nato dalla fusione di Iron Maiden/Guns’n’Roses/Pantera" con questo album si inventano il "pop-metal alla Avenged Sevenfold" e in un colpo solo spazzano via tutto il pop metal anni 80.
Se terranno questa media ci sarà veramente da metterli nella Walk Of Fame.
Lunga vita agli Avenged Sevenfold!!!
VOTO 8+
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