lunedì, ottobre 16, 2006

Come avrete notato, non compaiono molte recensioni su questo blog. Il motivo è molto semplice: a volte, un nostro giudizio può non aggiungere nulla a quanto già detto e scritto in altre sedi più autorevoli. Se scriviamo una recensione è per due semplici motivi: 1) perché proprio non ne possiamo fare a meno, talmente grande è la portata dell’artista o del disco, 2) ci preme far conoscere realtà, forse, meno conosciute da altri.
Detto questo, capirete perché l’aggiornamento di oggi riguarda gli album degli Iron Maiden e dei Protest The Hero.
IRON MAIDEN- A Matter Of Life And Death
Sul ritorno degli Iron Maiden fiumi di inchiostro sono stati spesi, per il semplice fatto che la storia, con la s maiuscola, del rock non si può affatto ignorare e lo stesso vale per noi.
La situazione creatasi intorno all’uscita di questo album è ottima, perché mai come adesso si è creato un forte ritorno di interesse verso il metal anni 80 e allora un nuovo capitolo della saga maideniana cade a pennello.
Tolta questa circostanza, veniamo ai meriti (tanti) del sestetto britannico che, ancora una volta, stupisce tutti e lancia lampi di classe assoluta. Diciamolo, senza mezzi termini: gli Iron Maiden spaccano ancora di brutto e lo sanno fare con uno stile invidiabile, senza mai diventare la barzelletta di loro stessi.
In A Matter Of Life And Death, troverete tutto quello che si può chiedere da loro nel 2006: forti richiami al loro stile classico e aperture ad influenze più fresche e recenti, che rendono il tutto veramente molto appetibile.
A rappresentare lo stile classico troviamo brani come Different World, These Colours Don’t Run, The Longest Day ( anthem tutto da cantare)e Lord Of Light, mentre le novità le troviamo in Brighter Than A Thousand Suns, con riff di chitarra molto anni 90, The Pilgrim con melodie quasi in stile arabesque e Out Of The Shadows, ballata che potrebbe far mangiare le dita al vecchio Axl Rose, in crisi creativa.
Menzione speciale al singolo The Reincarnation of Benjamin Breeg, che mostra il lato quasi dark di questo album, contornato da riff di chitarra che rimangono subito impressi in mente e dall’acuto finale di un sempre splendido Bruce.
Questi motivi sarebbero già più che sufficienti per consigliarvi l’ascolto, ma io ne aggiungo un altro del tutto personale.
Gli Iron Maiden sono rimasti una delle poche band del passato a non aver perso la "formula magica" per fare ottimi album, rimanendo sempre concentrati sul proprio lavoro e sul proprio stile, pur con diverse evoluzioni.
Per intenderci, in un momento in cui l’album che tutti aspettano dai Metallica lo pubblicano i Trivium, gli Iron Maiden, non hanno ceduto il passo a nessuno perché nessuno, ancora, può sognarsi di spodestare Bruce e soci dal trono del metal.
VOTO 8,5

PROTEST THE HERO – Kezia
L’incipit di questa recensione potrebbe essere molto simile a quello della recensione dell’album degli Underoath, ossia: dite quello che volete sul metalcore o, in generale sulle nuove influenze, ma prima di parlare ascoltate e fatevi un idea, perché molte volte ci sono motivi più che validi per essere ottimisti sul futuro della musica.
Un motivo per stare allegri sono i Protest The Hero.
Ve lo giuro, mi capita di rado di sentire album che già dal primo ascolto mi prendano in questo modo, perché il talento espresso in Kezia c’è e si sente forte e chiaro.
Le idee sono veramente tante, l’ispirazione non manca e le strizzatine d’occhio alla melodia ci sono, eccome, così come i riferimenti a band lontane dai canoni metalcore come System Of A Down e Mars Volta.
Volete bordate ( chi mi conosce sa quanto amo la parola bordata) dalla velocità folle? Ecco a voi No Stars Over Bethlem, Bury The Hatchet e Nautical. Volete qualcosa di più struggente? Consiglio Divinity Within con contorno di tecnicismi vari e falsetti. Oppure, gradite qualcosa di orecchiabile? Pronta per voi l’ottima Turn Soonest To The Sea.
Un consiglio ulteriore che vi posso dare è di non fermarvi al primo ascolto e di lasciare che il disco vi entri pian piano nelle vene, perché le idee sono davvero tante e multiformi.
Mi permetto, però, di fare delle rapide critiche al cantato un po’ privo di personalità e nell’incapacità, soltanto a volte, di far convergere la melodia in qualcosa di facilmente memorizzabile, perché in fondo, un buon ritornello non lo disdegna nessuno ed è, comunque, segno di maturità stilistica.
Se i Protest The Hero riusciranno a fare questo passo in avanti, allora sarà una marcia trionfale nel panorama underground e, forse, non solo.
VOTO 7/8

Per rovinare tutto, vi metto pure una notizia circolata in rete qualche giorno fa: a quanto pare Chinese Democracy dei Guns ( o quel che resta) dovrebbe uscire il 20 Novembre…le gare di risate sono aperte!
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