ATREYU: sweat,blood and tears
Da musicisti per hobby a stelle della scena metalcore. Da sfigati a idoli per le nuove generazioni. Il passo è molto breve, specialmente se sei un membro degli ATREYU.
" Questa è la verità" ammette Brandon Saller, batterista cantante degli Atreyu, "siamo stati assemblati da una impresa manageriale."
" A dire il vero, vengo pagato una barca di soldi per stare qua in questo momento" aggiunge il vocalist Alex Varkatzas.
" E come puoi vedere se siamo qua è perché siamo esteticamente splendidi: il metalcore è una questione di marketing" rincara la dose, tra le risate, Brandon.
Dietro a queste battute ci sono due dei membri di una delle band americane che in brevissimo tempo hanno visto la loro popolarità crescere esponenzialmente, anche grazie all’enorme crescita d’interesse attorno alla scena metalcore da parte dei giovani amanti del rock, sebbene le critiche piovano a destra e a sinistra, perché in molti considerano questo genere una mera operazione commerciale e in realtà non esista alcuna scena metalcore.
Ma al di là delle critiche ingiustificate e demagogiche, gli Atreyu se ne fregano altamente e pensano di più al loro ultimo tour inglese con i 36 Crazyfists che alla loro reputazione in certi ambienti.
" In fondo è solo musica" minimizza Alex, " la gente si fa condizionare così tanto dalle categorie e dalle etichette. Chiamatelo metalcore, screamo, come cazzo volete, non me ne frega nulla. Quando le band iniziano a farsi dei problemi su cosa la gente pensa, allora è la fine."
Gli Atreyu si sono formati nel 1998 quando per le radio impazzava il nu-metal o il pop-punk e nessuno ci pensava al metalcore, o comunque nessuno pensava a fondere i due generi. Essendo originari di Orange County, le speranze di avere il sopravvento erano minime vista la forza della comunità punk/hardcore. Da allora, gli Atreyu sono sempre stati outsiders.
" Non siamo mai stati fighi. Ad O.C. c’erano un sacco di ottime band, ma noi non avevamo speranza, poiché nessuno cantava e urlava al tempo stesso. Quando abbiamo iniziato non avremmo mai immaginato di diventare così famosi" ricorda Brandon.
" Eravamo persone che non piacevano a nessuno. Siamo andati avanti con questo stereotipo da sfigati del liceo per anni, ma abbiamo imparato a conviverci e ci conviviamo perfettamente anche oggi" aggiunge Alex.
Ma il momento di svolta cruciale per la carriera del quintetto californiano venne una sera, al Hoagy Barmichaels, un locale di Huntington Beach, dove si presentarono 500 fan della band per il loro primo show da headliners ( "davanti al nostro schifosissimo striscione pixeloso" aggiunge ridendo Brandon). Questo episodio fu più che sufficiente per dare una forte consapevolezza dei propri mezzi alla band e far passare i suoi membri da sfigati a gruppo di musicisti sui cui mettere gli occhi.
" Sembra una di quelle cose da high school movie, quando lo sfigato diventa figo e tutti i bulli del liceo vengono da lui e gli dicono: ho visto il tuo show l’altra sera, ed è stato fenomenale!!, ma io ero più dell’idea di rispondere: vaffanculo, non mi hai mai cagato di striscio per anni e adesso mi trovi fenomenale!!!" ricorda il mini chitarrista Dan Jacobs.
Superato quello scoglio le cose si misero per il verso giusto, facendo degli Atreyu un nome in ascesa nella scena locale, tanto da ottenere un contratto con la Victory records dopo aver pubblicato due EP e nel 2001 giunse l’ora di dare alle stampe la loro prima fatica: Suicide Notes And Butterly Kisses, album che li fece saltare su un furgone per macinare migliaia di chilometri per i tour a supporto di band più blasonate. Ma nel rango di band blasonate ci sarebbero entrati pure loro tre anni più tardi con il fulminante The Curse, che sfondò le classifiche americane e li portò tra gli headliners del Warped Tour, fino al 2006, data di uscita del terzo capitolo della saga del quintetto: A Death-Grip On Yesterday, balzato al numero 9 della Billboard Chart e in una settimana solo negli USA ha venduto 68000 copie.
Ovviamente, ora, Alex ha ottimi motivi per sentirsi vendicato:
" Non c’è nulla di meglio che un successo basato sulla totale onestà. In giro ci sono un sacco di band di merda che cavalcano l’onda del momento, ma sono un lampo e poi scompaiono nel nulla. Noi ci facciamo il mazzo, perché lavoriamo parecchio per la band. Ovviamente ci sono dei giorni in cui cazzeggiamo e basta, ma quando ci mettiamo al lavoro è una cosa seria. Siamo persone normali e i kids possono riconoscersi in noi."
Al contrario di quanto si vocifera in giro sulla difficoltà ad intervistare Alex, quando il frontman greco-americano inizia a parlare mostra carisma e disponibilità e una buona propensione per le risposte diplomatiche.
Provate a chiedergli della sua vita privata e lui vi risponderà che la band è la sua vita e quando torna a casa gli riesce difficile pensare ad altro per molto tempo che non sia la band. Oppure, provate a chiedergli dei suoi hobby: dal ju-jitsu alla thai boxe che hanno trasformato una vecchia spugna in un concentrato di energia pronta ad esplodere.
" Ci sono un sacco di storie sul fatto che io beva un sacco e mi droghi, ma la realtà è che posso fare più flessioni di qualsiasi mio fan (ride). Stare in tour per lungo tempo ti snerva ed esci fuori di testa, ma grazie al duro allenamento fisico e mentale oggi posso stare sereno. Mi serve avere una condizione mentale forte, posso dire di sentirmi molto più sicuro di me stesso e non ho più bisogno di bere."
A tutte le band piace dire di essere indipendenti, ma gli Atreyu lo sono per davvero, soprattutto se si da ascolto a cosa hanno da dire sul recente abbandono della Victory:
" Il nostro rapporto con la Victory sembrava una storia d’amore d’altri tempi, solo che noi eravamo la ragazza che lo prendeva in culo tutte le volte!" sorride Alex.
Il quintetto ora si è accasato sulla Hollywood Records con compagni di etichetta come, Hillary Duff, eppure, per loro il futuro non è mai sembrato luminoso come in questo momento.
" Le soddisfazioni più grosse me le sono tolte tempo fa con questa band, ora quello che viene è solo un dono in più. Non ci sono stati regali in passato o agevolazioni. Tutti noi viviamo e dedichiamo ogni singolo respiro per questa band e in questi anni abbiamo lasciato sangue, sudore e lacrime in ogni angolo del mondo. Non ce ne frega un cazzo dell’essere accettati o no, siamo troppo impegnati a rendere noi stessi felici."
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