martedì, ottobre 31, 2006
Halloween- Misfits
bonfires burning bright
pumpkin faces in the night
i remember halloween
dead cats hanging from poles
little dead are out in droves
i remember halloween
brown leaved vertigo where skeletal life is known
i remember halloween t
his day anything goes burning bodies hanging from poles
i remember halloween halloween, halloween, halloween, halloween
candy apples and razor blades
little dead are soon in graves
i remember halloween
this day anything goes burning bodies hanging from poles
i remember halloween, halloween, halloween, halloween halloween, halloween, halloween, halloween
HOMEOFMETALCORE WISHES YOU ALL A BLOODY,CREEPY & GRUESOME HALLOWEEN!!!
lunedì, ottobre 30, 2006
Killswitch Engage- ormai mancano pochi giorni all’uscita dei As Daylight Dies, nuovo album dei KE. Nel frattempo, guardate l’e-card del nuovo album a questo indirizzo: http://roadrunnerrecords.com/AsDaylightDiesEcard/
Misery Signals- la band, di cui vi abbiamo parlato poco tempo fa, ha rilasciato un’intervista al sito www.punkbands.com. Leggete cosa ha da dire il bassista Kyle Johnson sul nuovo album e sul nuovo album. Nel frattempo aggiungo che la band è stata aggiunta alla line up del tour itinerante autunnale Radio Rebellion Tour.
www.punkbands.com/interviews.php?id=230
Poison The Well- la band ha annunciato che il prossimo album sarà intitolato Versions. L’unica cosa che manca è ancora la casa discografica. A breve dovrebbero raggiungere un accordo.
Bullet For My Valentine- sul sito della rivista Rock Sound (www.rock-sound.net ) trovate un concorso per vincere una delle 20 copie autografate del nuovissimo DVD della band gallese, registrato alla Brixton Academy.
Se volete votare le vostre band metalcore preferite nel sondaggio dei lettori di Alternative Press, andate su questo link e sbizzarritevi:
www.altpress.com/surveys/43.htm
giovedì, ottobre 26, 2006
HEROES: HENRY ROLLINS
Henry Rollins
Nato il 13 Febbraio a Washington, D.C, Henry Rollins è una figura cruciale per la scena hardcore e in generale per tutta la controcultura americana, visto il suo eclettismo e la sua capacità di diffondere messaggi forti in più ambiti. Per quanto ci riguarda, l’aspetto che più ci interessa è la sua vita da musicista come vocalist dei Black Flag, prima, e della Rollins Band, poi.
Ma andiamo con ordine.
I genitori di Henry si separano quando lui è ancora piccolissimo e si ritrova a crescere solo con la madre che lo manda ad una scuola capace di inculcare nei suoi alunni una forte disciplina, tanto da sfociare quasi nel militarismo.
La personalità di Henry ne risente parecchio sviluppando un forte senso del dovere e della responsabilità, oltre ad una naturale propensione verso l’esercizio fisico ( tanto da diventare il più famoso "collo taurino" della scena hardcore) e ad una certa difficoltà di comunicazione con le donne, provenendo da un ambiente esclusivamente maschile.
L’ingresso di Henry nella comunità punk è legato all’amicizia con un altro pezzo da novanta dell’hardcore: Ian McKaye, leader dei Minor Threat e dei Fugazi.
Henry decide di formare una band, gli S.O.A, ma purtroppo non ha i soldi per la produzione del loro primo EP. Il denaro riuscirà a trovarlo, dopo essere diventato il manager di un negozio della Haagen-Dasz, nota catena americana di gelaterie. Nel frattempo diventa amico di penna dei Black Flag, che gli inviano il loro EP, Nervous Breakdown e non appena la band parte per un tour nella East Coast, Henry decide di non perdersi nemmeno una data e di seguirli ovunque. La leggenda narra che ad Henry venne chiesto di interpretare un brano dei Black Flag, da parte dell’allora cantante Dez Cadena, che da quel momento sarebbe diventato esclusivamente chitarrista. La forza e l’impatto sprigionato da Henry erano fenomenali e nel giro di poco tempo si ritagliò il ruolo di icona, anche giocando sulla forza fisica. Tanto più il fisico di Henry si scolpiva, tanti più tatuaggi iniziavano a comparire sul suo corpo e divenne un simbolo per le sue esibizioni a torso nudo con solo un paio di pantaloni corti neri.
La storia dei Black Flag va dal 1981 al 1986 quando la band si sciolse, dopo aver superato turbolenze al proprio interno. Sebbene la gran parte del materiale della band di Orange County sia attribuito a Greg Ginn, anchè Rollins contribuì pesantemente alla scrittura dei brani.
Dopo l’esperienza con i Black Flag, Henry da vita alla propria band, la Henry Rollins Band, della quale ricordiamo gli album The End Of Silence (92) e Weight (94). Nel frattempo, Henry è diventato una figura cardine della scena alternativa americana, vuoi per le sue collaborazioni con radio e MTV, vuoi, soprattutto, per la sua attività di scrittore. Durante la vita dei Black Flag, Henry aveva redatto un dettagliatissimo diario di bordo( Get In The Van) che divenne un libro e anche un audio-libro (cosa che succede solo in America…) che gli fruttò un Grammy Award, da lui sempre snobbato.
La serie di collaborazioni e attività intraprese da Henry è lunghissima. Ha fatto veramente di tutto, dal deejay per una radio indipendente losangelina, al presentatore del suo Henry Rollins Show per la IFC, acronimo per Independent Film Channel ( notare la coerenza punk!!!), ma soprattutto ha girato l’America in lungo e in largo per sensibilizzare la gente su molte tematiche: dai matrimoni gay, al caso dei West Memphis Three ( caso di cronaca americano particolarmente scottante che ha visto condannati alla pena di morte, tre persone condannate in assenza di prove e verosimilmente innocenti) e in ultimo la guerra in Iraq, andando pure in Iraq per dare conforto alle truppe, pur rimanendo fermamente contrario all’azione bellica e fermamente oppositore dell’amministrazione Bush.
Henry Rollins è una figura a tutto tondo della scena punk/hardocore, capace di incarnare tante anime, ma con un solo spirito di fondo, indipendente e anticonformista. Il suo contributo alla scena hardcore, può non essere stato temporalmente lunghissimo, ma è fuori di dubbio che lui e i Black Flag sono, a buon diritto, gli ispiratori di centinaia di band nate sulla scia della leggendaria band di Orange County.
mercoledì, ottobre 25, 2006
SPECIALE BAND
Riprendiamo le vecchie abitudini e torniamo a parlare di band con meno esposizione rispetto a quelle di cui si parla di solito. Inoltre, riportiamo il livello della brutalità musicale ad alti livelli, dopo le parentesi con Bullets And Octane e Eighteen Visions.
Parkway Drive- formazione australiana dedita ad un sound che fonde in maniera personale influenze hardcore e metal. Negli scorsi mesi la band prodotta da Adam D dei Killswitch Engage, è stata in tour per mezzo mondo ( Usa e Europa prevalentemente), oltre ad aver girato in lungo e in largo il loro paese natale ad esempio con la versione australiana del Taste Of Chaos.
Dal punto di vista della loro produzione, segnaliamo l’EP del 2004 intitolato Don’t Close Your Eyes e il loro album di debutto Killing With A Smile. A Giugno la band ha raggiunto un accordo con la celebre Epitaph records per la distribuzione negli USA del loro album. Ci tenevamo a segnalarveli, dopo che Rock Sound ne ha parlato nell’ultimo numero.
www.myspace.com/parkwaydrive
Dead Man In Reno- dalla loro nascita, i Dead Man In Reno non si sono mai fermati un attimo, macinando chilometri su chilometri in tour per promuovere la loro musica con una forte ispirazione metal riconducibile agli ultimi Bleeding Through. Sempre fedeli all’etica DIY nel 2006 hanno dato alle stampe il loro album di debutto: Candlelight con lo stesso produttore di Between The Buried And Me.
Ad Agosto la band ha effettuato un cambio di line up con il chitarrista Justin che è diventato stabilmente il vocalist ed è stato ingaggiato un nuovo chitarrista.
Nel penultimo numero di Rock Sound inglese trovate la recensione del loro album, peraltro recensito molto positivamente.
www.myspace.com/deadmaninreno e anche su www.purevolume.com
If Hope Dies- in realtà la band metalcore, non dovrebbe avere bisogno di presentazione, essendo tutt’altro che esordiente. Nel giro di pochi anni la band ha dato alle stampe tre album (Life In Ruin, The Ground is rushing up to meet us, Siege Equipment for Spiritual Decline) uno più incazzato dell’altro all’insegna di un suono ruvido e d’impatto, alla Hatebreed, ma con qualche apertura in più. Purtroppo tra le mille date che ha in programma la band, non ci sono date europee.
Sul loro blog ( www.myspace.com/ifhopedies ) e sul loro sito ( www.ifhopedies.com ) trovate il video di Anthem For The Unemployable, oltre al loro forum. Purtroppo niente biografia.
Nel frattempo, ho aggiunto il video di Defeatist degli Hatebreed.
Parkway Drive- formazione australiana dedita ad un sound che fonde in maniera personale influenze hardcore e metal. Negli scorsi mesi la band prodotta da Adam D dei Killswitch Engage, è stata in tour per mezzo mondo ( Usa e Europa prevalentemente), oltre ad aver girato in lungo e in largo il loro paese natale ad esempio con la versione australiana del Taste Of Chaos.
Dal punto di vista della loro produzione, segnaliamo l’EP del 2004 intitolato Don’t Close Your Eyes e il loro album di debutto Killing With A Smile. A Giugno la band ha raggiunto un accordo con la celebre Epitaph records per la distribuzione negli USA del loro album. Ci tenevamo a segnalarveli, dopo che Rock Sound ne ha parlato nell’ultimo numero.
www.myspace.com/parkwaydrive
Dead Man In Reno- dalla loro nascita, i Dead Man In Reno non si sono mai fermati un attimo, macinando chilometri su chilometri in tour per promuovere la loro musica con una forte ispirazione metal riconducibile agli ultimi Bleeding Through. Sempre fedeli all’etica DIY nel 2006 hanno dato alle stampe il loro album di debutto: Candlelight con lo stesso produttore di Between The Buried And Me.
Ad Agosto la band ha effettuato un cambio di line up con il chitarrista Justin che è diventato stabilmente il vocalist ed è stato ingaggiato un nuovo chitarrista.
Nel penultimo numero di Rock Sound inglese trovate la recensione del loro album, peraltro recensito molto positivamente.
www.myspace.com/deadmaninreno e anche su www.purevolume.com
If Hope Dies- in realtà la band metalcore, non dovrebbe avere bisogno di presentazione, essendo tutt’altro che esordiente. Nel giro di pochi anni la band ha dato alle stampe tre album (Life In Ruin, The Ground is rushing up to meet us, Siege Equipment for Spiritual Decline) uno più incazzato dell’altro all’insegna di un suono ruvido e d’impatto, alla Hatebreed, ma con qualche apertura in più. Purtroppo tra le mille date che ha in programma la band, non ci sono date europee.
Sul loro blog ( www.myspace.com/ifhopedies ) e sul loro sito ( www.ifhopedies.com ) trovate il video di Anthem For The Unemployable, oltre al loro forum. Purtroppo niente biografia.
Nel frattempo, ho aggiunto il video di Defeatist degli Hatebreed.
martedì, ottobre 24, 2006
Due chiacchere con Gene Louis
Ormai, lo sapete, ci piace spaziare un po' tra i generi. Oggi parliamo un po' con il leader dei Bullets and Octane, un gruppo non propriamente metalcore, ma che può assolutamente piacere ai fan della scena.
Un altro tour nel Regno Unito, che cosa hai da dire a proposito?
G.L. : qualcuno ci ha descritto come un treno che sembra sempre in procinto di deragliare. Non siamo una band che fa sempre lo stesso show, dunque, aspettatevi molti cambiamenti da uno show all'altro.
Tu eri batterista, hai mai nostalgia di stare dietro le pelli?
G.L. : non direi, mi piace stare davanti sul palco e fare il cazzone!
Con chi ti piacerebbe andare in tour delle band con le quali non sei già stato in giro?
G.L. : direi con Dave Grohl e i Foo Fighters. Lo vedi e pensi che sia la persona più professionale del mondo, ma ti rendi conto che non si prende assolutamente sul serio e fa tutto con molta leggerezza.
Come va il concorso per la maglietta bagnata su MySpace?
G.L. : procede lentamente e in maniera costante. Abbiamo nominato una vincitrice poco tempo fa. In fondo, è solo qualcosa per coinvolegere la gente e rompere la monotonia di essere in tour tutto il tempo, in modo che anche i nostri fan siano stupidi come noi (ride).
Chi vincerebbe uno street fight tra voi e gli Avenged Sevenfold?
G.L. : in uno street fight, forse noi, ma in un ring non avremmo speranza. Il fatto è che siamo sempre mezzi ubriachi e non siamo dei grandi combattenti, ma in mezzo una strada li potremmo menare con delle catene o dei bidoni della spazzatura. Ma alla fine, non alzerei un dito contro di loro, sono splendidi.
lunedì, ottobre 23, 2006
Trivium- The Crusade
Dev’essere stato bellissimo nell’ultimo anno e mezzo essere un membro dei Trivium. Le vendite vanno benissimo, suoni ai migliori festival, ricevi premi prestigiosi e al contempo hai il pieno sostegno della stampa che ti adora. Il tutto reso ancora più incredibile dal fatto che hai solo poco più di vent’anni e stai già assaporando il successo e la fama che, a volte, band più vecchie di te non arrivano nemmeno a sfiorare. Tutto bellissimo, ma al tempo stesso pericolosissimo.
Basta veramente poco per rovinare una carriera ad una band giovane e a volte la stampa può fare più danni della grandine dopo aver pontificato, ma per fortuna nel caso dei Trivium non è andata così.
Matt Heafy e soci sono un gruppo di musicisti maturi (e lo capirete nella prossima intervista che pubblicheremo) capaci di realizzare un disco, senza mezzi termini, splendido.
Ancora una volta la band di Orlando realizza un lavoro compatto e ben plasmato. Non manca nulla, perché rabbia, tecnica e pure momenti riflessivi si alternano in tredici tracce che lasciano il segno, anche emotivamente.
I Trivium sanno essere una band thrash ( vedi Ignition, To The Rats e Becoming The Dragon o Entrance Of The Conflagration), ma al tempo stesso una rock band matura capace di esplorare territori un po’ fuori dagli schemi o comunque di riportare in auge i fasti di un passato musicale glorioso fatto da band come Megadeth e Metallica.
Al di là della grande qualità complessiva del disco, i Trivium riescono anche a regalare picchi di eccellenza.
A cominciare dal singolo The Anthem ( we are the fire), il cui titolo non poteva essere più azzeccato, vista la capacità di colpire sin dal primo ascolto e creare un’atmosfera live eccezionale con quei cori che in un festival ci starebbero alla perfezione.
Anche Tread The Floods è da ricordare perché sa mischiare riff punk e metal con molta abilità e inoltre offre anche un ottimo ritornello di grande intensità.
In ultimo, metto una scelta del tutto personale, perché trovo che And Sadness Will Sear sia un piccolo capolavoro. In questo brano i Trivium mostrano il loro lato più toccante ed emozionale, a cominciare dalla tematica trattata nel testo, senza perdere in aggressività e carattere.
Fatti due conti e visto l’evolversi del rock in questi ultimi tempi, c’è da inchinarsi di fronte a The Crusade, un disco assolutamente ispirato ed onesto. Salvo clamorosi colpi di coda (improbabili), questo è senz’ombra di dubbio il miglior album del 2006 e i Trivium sono una delle migliori band in circolazione…a poco più di ventidue anni. Fate un po’ voi…
VOTO 9
Basta veramente poco per rovinare una carriera ad una band giovane e a volte la stampa può fare più danni della grandine dopo aver pontificato, ma per fortuna nel caso dei Trivium non è andata così.
Matt Heafy e soci sono un gruppo di musicisti maturi (e lo capirete nella prossima intervista che pubblicheremo) capaci di realizzare un disco, senza mezzi termini, splendido.
Ancora una volta la band di Orlando realizza un lavoro compatto e ben plasmato. Non manca nulla, perché rabbia, tecnica e pure momenti riflessivi si alternano in tredici tracce che lasciano il segno, anche emotivamente.
I Trivium sanno essere una band thrash ( vedi Ignition, To The Rats e Becoming The Dragon o Entrance Of The Conflagration), ma al tempo stesso una rock band matura capace di esplorare territori un po’ fuori dagli schemi o comunque di riportare in auge i fasti di un passato musicale glorioso fatto da band come Megadeth e Metallica.
Al di là della grande qualità complessiva del disco, i Trivium riescono anche a regalare picchi di eccellenza.
A cominciare dal singolo The Anthem ( we are the fire), il cui titolo non poteva essere più azzeccato, vista la capacità di colpire sin dal primo ascolto e creare un’atmosfera live eccezionale con quei cori che in un festival ci starebbero alla perfezione.
Anche Tread The Floods è da ricordare perché sa mischiare riff punk e metal con molta abilità e inoltre offre anche un ottimo ritornello di grande intensità.
In ultimo, metto una scelta del tutto personale, perché trovo che And Sadness Will Sear sia un piccolo capolavoro. In questo brano i Trivium mostrano il loro lato più toccante ed emozionale, a cominciare dalla tematica trattata nel testo, senza perdere in aggressività e carattere.
Fatti due conti e visto l’evolversi del rock in questi ultimi tempi, c’è da inchinarsi di fronte a The Crusade, un disco assolutamente ispirato ed onesto. Salvo clamorosi colpi di coda (improbabili), questo è senz’ombra di dubbio il miglior album del 2006 e i Trivium sono una delle migliori band in circolazione…a poco più di ventidue anni. Fate un po’ voi…
VOTO 9
Eighteen Visions- Eighteen Visions
Quanti preamboli devo fare prima di recensire questo album? Forse troppi. D’accordo, gli Eighteen Visions non sono più un gruppo metalcore, stanno su una major, si truccano e visti dal vivo si atteggiano come una band hard rock anni 80. Ma sapete cosa vi dico? Chissenefrega. Ammetto che questo disco è il più ruffiano (per non dire paraculo) che abbia mai recensito e abbia mai apprezzato. Lo ammetto, in fondo, l’album omonimo degli 18V mi piace. Chiaro, non siamo davanti ad un capolavoro, nemmeno di fronte alla svolta epocale della quale la band ha parlato, in fase di presentazione dell’album, ma il disco sa piazzare qualche bel colpo. Pensate ad una band hard rock alla Hardcore Superstar con una buona propensione per i ritornelli di facile presa e le aperture melodiche, alla Guns’n’Roses per intenderci. Alla luce di quanto detto prima si spiegano brani come Victim, singolone che non posso fare a meno di cantare, o la ballata Last Night, volutamente strappalacrime, o Black and Bruised con un piglio molto più incisivo, ma al tempo stesso con il ritornello che sa fare sfracelli.Degne di menzione anche Pretty Suicide e The Sweetest Memory, dove dei riff assassini e dei growl brutali tipici del metalcore non c’è nemmeno l’ombra.
Dopo averli visti all’opera dal vivo, me lo ripeto spesso, gli Eighteen Visions hanno la possibilità di fare bene, devono solo crederci e trovare una via alternativa. Questo album non è un punto di arrivo, ma semmai un punto di partenza e non ci rimane che sperare che la band se ne renda conto.
Dove stanno i limiti di questo album? Semplice, i testi a volte sono banali e si sente lontano un miglio che l’album è stato scritto per vendere e tanto…eppure, ve l’ho detto, mi piace!
Tirando le somme, alla band di Orange County si può dare un voto discreto di incoraggiamento, a patto che non si fermino qua…è chiaro???
VOTO 7,5
venerdì, ottobre 20, 2006
ATREYU: sweat,blood and tears
Da musicisti per hobby a stelle della scena metalcore. Da sfigati a idoli per le nuove generazioni. Il passo è molto breve, specialmente se sei un membro degli ATREYU.
" Questa è la verità" ammette Brandon Saller, batterista cantante degli Atreyu, "siamo stati assemblati da una impresa manageriale."
" A dire il vero, vengo pagato una barca di soldi per stare qua in questo momento" aggiunge il vocalist Alex Varkatzas.
" E come puoi vedere se siamo qua è perché siamo esteticamente splendidi: il metalcore è una questione di marketing" rincara la dose, tra le risate, Brandon.
Dietro a queste battute ci sono due dei membri di una delle band americane che in brevissimo tempo hanno visto la loro popolarità crescere esponenzialmente, anche grazie all’enorme crescita d’interesse attorno alla scena metalcore da parte dei giovani amanti del rock, sebbene le critiche piovano a destra e a sinistra, perché in molti considerano questo genere una mera operazione commerciale e in realtà non esista alcuna scena metalcore.
Ma al di là delle critiche ingiustificate e demagogiche, gli Atreyu se ne fregano altamente e pensano di più al loro ultimo tour inglese con i 36 Crazyfists che alla loro reputazione in certi ambienti.
" In fondo è solo musica" minimizza Alex, " la gente si fa condizionare così tanto dalle categorie e dalle etichette. Chiamatelo metalcore, screamo, come cazzo volete, non me ne frega nulla. Quando le band iniziano a farsi dei problemi su cosa la gente pensa, allora è la fine."
Gli Atreyu si sono formati nel 1998 quando per le radio impazzava il nu-metal o il pop-punk e nessuno ci pensava al metalcore, o comunque nessuno pensava a fondere i due generi. Essendo originari di Orange County, le speranze di avere il sopravvento erano minime vista la forza della comunità punk/hardcore. Da allora, gli Atreyu sono sempre stati outsiders.
" Non siamo mai stati fighi. Ad O.C. c’erano un sacco di ottime band, ma noi non avevamo speranza, poiché nessuno cantava e urlava al tempo stesso. Quando abbiamo iniziato non avremmo mai immaginato di diventare così famosi" ricorda Brandon.
" Eravamo persone che non piacevano a nessuno. Siamo andati avanti con questo stereotipo da sfigati del liceo per anni, ma abbiamo imparato a conviverci e ci conviviamo perfettamente anche oggi" aggiunge Alex.
Ma il momento di svolta cruciale per la carriera del quintetto californiano venne una sera, al Hoagy Barmichaels, un locale di Huntington Beach, dove si presentarono 500 fan della band per il loro primo show da headliners ( "davanti al nostro schifosissimo striscione pixeloso" aggiunge ridendo Brandon). Questo episodio fu più che sufficiente per dare una forte consapevolezza dei propri mezzi alla band e far passare i suoi membri da sfigati a gruppo di musicisti sui cui mettere gli occhi.
" Sembra una di quelle cose da high school movie, quando lo sfigato diventa figo e tutti i bulli del liceo vengono da lui e gli dicono: ho visto il tuo show l’altra sera, ed è stato fenomenale!!, ma io ero più dell’idea di rispondere: vaffanculo, non mi hai mai cagato di striscio per anni e adesso mi trovi fenomenale!!!" ricorda il mini chitarrista Dan Jacobs.
Superato quello scoglio le cose si misero per il verso giusto, facendo degli Atreyu un nome in ascesa nella scena locale, tanto da ottenere un contratto con la Victory records dopo aver pubblicato due EP e nel 2001 giunse l’ora di dare alle stampe la loro prima fatica: Suicide Notes And Butterly Kisses, album che li fece saltare su un furgone per macinare migliaia di chilometri per i tour a supporto di band più blasonate. Ma nel rango di band blasonate ci sarebbero entrati pure loro tre anni più tardi con il fulminante The Curse, che sfondò le classifiche americane e li portò tra gli headliners del Warped Tour, fino al 2006, data di uscita del terzo capitolo della saga del quintetto: A Death-Grip On Yesterday, balzato al numero 9 della Billboard Chart e in una settimana solo negli USA ha venduto 68000 copie.
Ovviamente, ora, Alex ha ottimi motivi per sentirsi vendicato:
" Non c’è nulla di meglio che un successo basato sulla totale onestà. In giro ci sono un sacco di band di merda che cavalcano l’onda del momento, ma sono un lampo e poi scompaiono nel nulla. Noi ci facciamo il mazzo, perché lavoriamo parecchio per la band. Ovviamente ci sono dei giorni in cui cazzeggiamo e basta, ma quando ci mettiamo al lavoro è una cosa seria. Siamo persone normali e i kids possono riconoscersi in noi."
Al contrario di quanto si vocifera in giro sulla difficoltà ad intervistare Alex, quando il frontman greco-americano inizia a parlare mostra carisma e disponibilità e una buona propensione per le risposte diplomatiche.
Provate a chiedergli della sua vita privata e lui vi risponderà che la band è la sua vita e quando torna a casa gli riesce difficile pensare ad altro per molto tempo che non sia la band. Oppure, provate a chiedergli dei suoi hobby: dal ju-jitsu alla thai boxe che hanno trasformato una vecchia spugna in un concentrato di energia pronta ad esplodere.
" Ci sono un sacco di storie sul fatto che io beva un sacco e mi droghi, ma la realtà è che posso fare più flessioni di qualsiasi mio fan (ride). Stare in tour per lungo tempo ti snerva ed esci fuori di testa, ma grazie al duro allenamento fisico e mentale oggi posso stare sereno. Mi serve avere una condizione mentale forte, posso dire di sentirmi molto più sicuro di me stesso e non ho più bisogno di bere."
A tutte le band piace dire di essere indipendenti, ma gli Atreyu lo sono per davvero, soprattutto se si da ascolto a cosa hanno da dire sul recente abbandono della Victory:
" Il nostro rapporto con la Victory sembrava una storia d’amore d’altri tempi, solo che noi eravamo la ragazza che lo prendeva in culo tutte le volte!" sorride Alex.
Il quintetto ora si è accasato sulla Hollywood Records con compagni di etichetta come, Hillary Duff, eppure, per loro il futuro non è mai sembrato luminoso come in questo momento.
" Le soddisfazioni più grosse me le sono tolte tempo fa con questa band, ora quello che viene è solo un dono in più. Non ci sono stati regali in passato o agevolazioni. Tutti noi viviamo e dedichiamo ogni singolo respiro per questa band e in questi anni abbiamo lasciato sangue, sudore e lacrime in ogni angolo del mondo. Non ce ne frega un cazzo dell’essere accettati o no, siamo troppo impegnati a rendere noi stessi felici."
www.kerrang.com
giovedì, ottobre 19, 2006
Oggi proseguiamo nel viaggio alla scoperta di The Crusade, l’ultimo eccitante album dei Trivium.
Il leader Matt Heafy ci spiega un po’ la storia dietro le 13 tracce del loro nuovo lavoro, nei negozi da circa una settimana.
"Avendo registrato il tutto a pochi passi da casa e ancora con Jason Suecof, produttore di Ascendancy, non abbiamo avvertito molta pressione, tranne il fatto che questa volta non abbiamo avuto un momento destinato esclusivamente alla scrittura dei brani. Eravamo sempre in tour e allora abbiamo usato un approccio alla Queen, dove un soggetto scrive la canzone e gli altri aggiungono il proprio personale contributo. Siamo veramente orgogliosi di questo album. Spero che Kirk Hammett non si arrabbi, ma l’ho fatto sentire a lui in anteprima e mi ha detto che è un ottimo album metal."
In qualche modo, questo album sorprenderà i fan dei Trivium…
"Tutti, in questi mesi mi hanno chiesto se ci sarebbero state parti urlate nel nuovo lavoro, ma per chiunque ci abbia visto dal Download in poi era ovvio che le urla appartenevano al passato. Il semplice motivo per il quale urlavo era perché non sapevo cantare, ma volevo stare sul palco ed essere ben visibile, ma era ovvio che, prima o poi, avrei imparato ed ecco il risultato. Un album con un cantato pulito, per i canoni metal, non pulito alla BackStreet Boys!!!"
E ora la guida, canzone per canzone fatta da Matt:
IGNITION
È una traccia estremamente thrash, non sto scherzando. Le parti vocali iniziano subito, cosa inusuale per i Trivium e il ritmo è velocissimo.
DETONATION
È una sorta di prosieguo di Ignition. È strutturata come una piccola opera rock, in tre parti. La prima è lenta, la seconda veloce e caotica, la terza più rilassata e melodica.
ENTRANCE OF THE CONFLAGRATION
Questa canzone ha un titolo lunghissimo! È un’altra canzone thrash con un coro molto alla Megadeth, tipo Countdown To Extintion.
UNREPENTANT
Questa è scritta da Corey ( Beaulieu, chitarrista). Mi ricorda un po’ i vecchi Anihilator o i vecchi Megadeth. È molto difficile per me da suonare e poi Corey gli ha dato questo taglio molto tecnico alla James Hetfield.
ANTHEM(WE ARE THE FIRE)
Anthem l’ha scritta Paolo (Gregoletto, bassista). Ha tirato fuori questo inciso incredibile e questa ritmica folle alla Skid Row o Motley Crue."
AND SADNESS WILL SEAR
Per questa ho fatto tutto io. Ho pensato un po’ ai Rammstein. Ho usato una chitarra a 7 corde per scriverla e ho pensato ad un coro con solo basso e batteria. Dal punto di vista del testo, è una canzone dedicata a Mattew Sheppard, un ragazzino gay a cui è stata data la caccia nel Wyoming e poi bastonato e lasciato morire. La trovo molto dark e heavy al tempo stesso. Mi rendo conto che è deprimente, ma mi premeva far conoscere questa storia.
BECOMING THE DRAGON
Ho preso il titolo da un libro che mi è piaciuto parecchio. Ha un groove particolare e da head-banging, da pugni al cielo e da mosh al tempo stesso. Volevo qualcosa di tecnico e raffinato in stile black metal, o comunque alla Dream Theatre e allora ho usato di nuovo la chitarra a 7 corde.
TO THE RATS
È un’altra traccia di Paolo. Forse la più thrash che ci sia nell’album.
THIS WORLD CAN’T TEAR US APART
Non è altro che la Dying In Your Arms di The Crusade. Mentre la precedente era relativa agli aspetti negativi di una relazione, questa volta mi sono soffermato sugli aspetti positivi. Diciamo che è una canzone rock, punto.
TREAD THE FLOODS
Questa canzone ha un riff molto tecnico e mi ci è voluto un po’ per impararlo. Le abbiamo dato una forma strana e un coro alla Guns’N’Roses.
CONTEMPT BREEDS CONTAMINATION
Anche questa è stata registrata con 7 corde, ma con una tonalità inferiore. Ho pensato a qualcosa di black metal old school, ma che avesse anche un appeal rock da radio, ma nel modo giusto.
THE RISING
Pure questa appartiene a Paolo. Non saprei definirla, non ho mai sentito nulla del genere, prima. Gli ho chiesto se era una cover dei Def Leppard. È qualcosa di strano, ma capace di attirare l’attenzione.
THE CRUSADE
È una traccia strumentale di 8 minuti. Non l’avevamo pensata così, ma poi è venuta fuori in questo modo. Diciamo che l’abbiamo messa per far riflettere le persone.
mercoledì, ottobre 18, 2006
KILLSWITCH ENGAGE- potete ascoltare un’altra nuova traccia dell’album di prossima uscita della band di Mike D’Antonio e Howard Jones, intitolata For you, a questo indirizzo: www.vans.com/entertainment/music.html
SLAYER- il fenomenale batterista della thrash band più incredibile del mondo ci parla delle canzoni in Christ Illusion.
A parte essere un membro fondatore degli Slayer, cosa può apportare Dave Lombardo che nessun’altro può?
Quando suoniamo produciamo caos, ma è caos sotto controllo, poi, io ho questo sitle un po’ punk che rende il tutto molto aggressivo. Poi, cambio le carte in tavola mentre suoniamo e creo queste sovrapposizioni con i chitarristi. Loro non se lo aspettano e io infilo parti impreviste, così da non rendere il tutto prevedibile. Non c’è alcun divertimento a suonare qualcosa identica all’album.
Che potere decisionale hai sul song writing negli Slayer di questi tempi?
Sai, vorrei avere più potere e poter dire cosa è giusto e sbagliato, ma invece no. Il mio compito è creare una ritmica che si adatti alla base di chitarra creata da Jeff. Lui mi porta un demo e io lo plasmo, gli do più groove e più impatto sonoro. Stavo ascoltando una registrazione live di South Of Heaven e l’ho fatto notare anche a mio figlio. Gli ho detto: "Senti che roba! Che groove! È pazzesco, ad ha un suono pesante". Questo è il mio contributo.
TRIVIUM- la band di Orlando ha avuto una partenza con il botto. Nella prima settimana ha venduto 60000 copie in Inghilterra ed ha debuttato al sesto posto delle classifiche inglesi e al numero uno di quelle rock.
In America ha venduto 35000 copie e ha debuttato nella Top 50 della Billboard Chart. Vi promettiamo ancora tanti aggiornamenti sulla band di Matt Heafy.
EIGHTEEN VISIONS- indiscrezioni vorrebbero già giunto al capolinea il sodalizio tra la band di Orange County e la major Epic. Al momento, l’unico album uscito per la label è il recentissimo lavoro omonimo.
martedì, ottobre 17, 2006
SYNYSTER GATES/ ZACKY VENGEANCE: MASTERS OF GUITAR
Lo ripetiamo ormai da mesi e non ci stanchiamo mai del loro album: gli Avenged Sevenfold sono una delle migliori band in circolazione e la voglia di rivederli dal vivo è tantissima.
Oggi ci concentriamo su uno dei pezzi forti della band: la coppia di chitarristi formata da Synyster Gates e Zacky Vengeance e vi presentiamo un sunto dell’articolo apparso sulla rivista Guitar Player.
Gli Avenged Sevenfold mischiano elementi di musica anni 90, passaggi screamo, riff a basse tonalità e al tempo stesso canzoni epiche, assoli rapidissimi. Che diavolo vi passa per la testa?
Syn: è da così tanto tempo che suoniamo insieme che non abbiamo più alcuna paura riguardo le nostre influenze musicali. Per City Of Evil abbiamo pensato ad assoli da parte di entrambi i chitarristi e, in generale, molta più tecnica.
Zacky: ci è sempre piaciuta la musica melodica, ma in passato eravamo molto presi dai Pantera, per esempio, e impazzivamo per quei suoni devastanti e pensavamo: wow, voglio suonare anch’io così!
Ma alla fine, allestire uno spettacolo fatto solo di assoli personali, non porta da nessuna parte. Eravamo inclusi nella categoria delle band che urlavano, ma ci siamo resi conto che nessuna delle nostre band preferite urlava e allora ci siamo chiesti cosa amavamo per davvero e abbiamo studiato a fondo band come Iron Maiden, Metallica, Megadeth o Queen e poi ci piacevano i Pantera e, addirittura, siamo andati a studiarci le band che influenzarono i Pantera, dunque i Black Sabbath.
Syn: abbiamo pure ascoltato Danny Elfman ( per chi non lo sapesse è il compositore di tutte le musiche dei capolavori di Tim Burton e molto altro ancora, come il tema dei Simpson) e molte altre colonne sonore per espandere il nostro spettro di influenze e conoscenze. C’erano tutte queste strutture musicali pazzesche, che però alla fine avevano senso! Lo stesso vale per le strutture delle nostre canzoni, che è molto non convenzionale, magari con cori con due parti diverse e ponti a quattro parti dieverse.
Zacky: non siamo una tipica metal band brutale, lavoriamo molto sugli arrangiamenti, la produzione e in generale per avere parti ben amalgamate.
Il che solleva la seguente questione: create le canzoni a pezzi e poi li assemblate o registrate la canzone già per intero?
Syn: metà delle canzoni di City Of Evil sono nate come composizione di pezzi assemblati con Pro Tools e l’altra metà sono stati registrati così come erano. È dura stare tutto il giorno in studio a sperimentare se suoni negli Avenged Sevenfold perché ai chitarristi, dopo un po’, viene un po’ di dolore alle dita e lo stesso vale per le gambe del batterista, dunque, le idee vengono registrate e poi assemblate, senza che necessariamente tutti i membri siano presenti.
Stilisticamente, come è il vostro approccio?
Zacky: sono attratto dai riff semplici ed immediati e uno dei miei maggiori ispiratori è James Hetfiled, mentre Syn adora i riff più complicati e si ispira a compositori più complessi come Marty Friedman, ma nel mio caso mi piace pensare alla combinazione tra Hetfield e Hammet dei Metallica. Penso chi io e Syn siamo una buona combinazione tra semplicità e complessità.
Syn: Ci sono un migliaio di fattori che influenzano il nostro stile compositivo nel momento in cui ci sediamo e scriviamo e, al contrario di quanto ha appena detto, Zacky è anche lui un chitarrista dalle velocità folle e capace di fare cose complicate.
Segue una parte dell’intervista dove la discussione si fa troppo tecnica per uno che parla inglese, ma non conosce la terminologia tecnica sul mondo delle chitarre: quello che vi posso dire è che Syn racconta di come lui sia solito suonare con tonalità più basse rispetto alla melodia di base e ammette di aver studiato teoria in un istituto musicale (mentre Zacky è autodidatta) dove ha imparato la tecnica del sweep picking ( qualcuno me lo sa tradurre in italiano???), molto usata da entrambi i chitarristi.
Zack, ti sei definito un seguace di Hetfield, dove prendi l’ispirazione per la ritmica?
Zacky: sono per i timbri rapidi e lo stesso è il nostro batterista. Dopo anni di prove insieme abbiamo raggiunto una compattezza e una sincronia da metronomo e quando suono tengo la mano destra molto sciolta, in modo da riuscire a riprodurre ritmiche veloci ( vi ricordo che Zacky è mancino, non è un errore!)
Syn: questo è il punto, se vuoi diventare un ottimo musicista devi suonare con un batterista, un bassista e un altro chitarrista. Puoi anche startene seduto tutto il giorno in camera tua con un metronomo e una drum machine ma non otterrai mai la compattezza sonora che la collaborazione ti da. Altra cosa che aiuta molto è sentire le proprie registrazioni e filmarsi: ve lo giuro, la prima volta che ci siamo visti in video ci siamo detti " siamo davvero così scarsi?"
Zacky: molta gente prende la questione del suonare la chitarra troppo sul serio, quasi fosse una scienza. A me interessa migliorarmi accordandomi con altri esseri umani e sviluppare con loro uno stile creativo.
Gli ultimi mesi, per voi, sono stati un vero successo: un sacco di date dal vivo, tra le quali l’Ozzfest, ottime vendite e così via. Siccome, siete nel vostro momento di massima esposizione al pubblico, come gestirete la vostra evoluzione creativa?
Zacky: in principio siamo stati catalogati come una band metalcore con parti screamo, ma noi non vogliamo essere catalogati, vogliamo essere un calderone di diverse influenze. Ovviamente non annoieremo la gente, vogliamo che comunque vengano ai nostri concerti e si divertano bevendo birra. Vogliamo mettere insieme queste due cose: evoluzione stilistica e diveritmento.
Syn: ci sarà un momento in cui non si potrà suonare più veloce di così e le band si appiattiranno tutte su uno stesso suono e noi non vogliamo appiattirci. City Of Evil è un album che mette insieme tutte le influenze metal e rende gli A7X una band non catalogabile, e non è finita qua.
La mitica Schecter di Syn:
lunedì, ottobre 16, 2006
Come avrete notato, non compaiono molte recensioni su questo blog. Il motivo è molto semplice: a volte, un nostro giudizio può non aggiungere nulla a quanto già detto e scritto in altre sedi più autorevoli. Se scriviamo una recensione è per due semplici motivi: 1) perché proprio non ne possiamo fare a meno, talmente grande è la portata dell’artista o del disco, 2) ci preme far conoscere realtà, forse, meno conosciute da altri.
Detto questo, capirete perché l’aggiornamento di oggi riguarda gli album degli Iron Maiden e dei Protest The Hero.
Detto questo, capirete perché l’aggiornamento di oggi riguarda gli album degli Iron Maiden e dei Protest The Hero.
IRON MAIDEN- A Matter Of Life And Death
Sul ritorno degli Iron Maiden fiumi di inchiostro sono stati spesi, per il semplice fatto che la storia, con la s maiuscola, del rock non si può affatto ignorare e lo stesso vale per noi.
La situazione creatasi intorno all’uscita di questo album è ottima, perché mai come adesso si è creato un forte ritorno di interesse verso il metal anni 80 e allora un nuovo capitolo della saga maideniana cade a pennello.
Tolta questa circostanza, veniamo ai meriti (tanti) del sestetto britannico che, ancora una volta, stupisce tutti e lancia lampi di classe assoluta. Diciamolo, senza mezzi termini: gli Iron Maiden spaccano ancora di brutto e lo sanno fare con uno stile invidiabile, senza mai diventare la barzelletta di loro stessi.
In A Matter Of Life And Death, troverete tutto quello che si può chiedere da loro nel 2006: forti richiami al loro stile classico e aperture ad influenze più fresche e recenti, che rendono il tutto veramente molto appetibile.
A rappresentare lo stile classico troviamo brani come Different World, These Colours Don’t Run, The Longest Day ( anthem tutto da cantare)e Lord Of Light, mentre le novità le troviamo in Brighter Than A Thousand Suns, con riff di chitarra molto anni 90, The Pilgrim con melodie quasi in stile arabesque e Out Of The Shadows, ballata che potrebbe far mangiare le dita al vecchio Axl Rose, in crisi creativa.
Menzione speciale al singolo The Reincarnation of Benjamin Breeg, che mostra il lato quasi dark di questo album, contornato da riff di chitarra che rimangono subito impressi in mente e dall’acuto finale di un sempre splendido Bruce.
Questi motivi sarebbero già più che sufficienti per consigliarvi l’ascolto, ma io ne aggiungo un altro del tutto personale.
Gli Iron Maiden sono rimasti una delle poche band del passato a non aver perso la "formula magica" per fare ottimi album, rimanendo sempre concentrati sul proprio lavoro e sul proprio stile, pur con diverse evoluzioni.
Per intenderci, in un momento in cui l’album che tutti aspettano dai Metallica lo pubblicano i Trivium, gli Iron Maiden, non hanno ceduto il passo a nessuno perché nessuno, ancora, può sognarsi di spodestare Bruce e soci dal trono del metal.
VOTO 8,5
La situazione creatasi intorno all’uscita di questo album è ottima, perché mai come adesso si è creato un forte ritorno di interesse verso il metal anni 80 e allora un nuovo capitolo della saga maideniana cade a pennello.
Tolta questa circostanza, veniamo ai meriti (tanti) del sestetto britannico che, ancora una volta, stupisce tutti e lancia lampi di classe assoluta. Diciamolo, senza mezzi termini: gli Iron Maiden spaccano ancora di brutto e lo sanno fare con uno stile invidiabile, senza mai diventare la barzelletta di loro stessi.
In A Matter Of Life And Death, troverete tutto quello che si può chiedere da loro nel 2006: forti richiami al loro stile classico e aperture ad influenze più fresche e recenti, che rendono il tutto veramente molto appetibile.
A rappresentare lo stile classico troviamo brani come Different World, These Colours Don’t Run, The Longest Day ( anthem tutto da cantare)e Lord Of Light, mentre le novità le troviamo in Brighter Than A Thousand Suns, con riff di chitarra molto anni 90, The Pilgrim con melodie quasi in stile arabesque e Out Of The Shadows, ballata che potrebbe far mangiare le dita al vecchio Axl Rose, in crisi creativa.
Menzione speciale al singolo The Reincarnation of Benjamin Breeg, che mostra il lato quasi dark di questo album, contornato da riff di chitarra che rimangono subito impressi in mente e dall’acuto finale di un sempre splendido Bruce.
Questi motivi sarebbero già più che sufficienti per consigliarvi l’ascolto, ma io ne aggiungo un altro del tutto personale.
Gli Iron Maiden sono rimasti una delle poche band del passato a non aver perso la "formula magica" per fare ottimi album, rimanendo sempre concentrati sul proprio lavoro e sul proprio stile, pur con diverse evoluzioni.
Per intenderci, in un momento in cui l’album che tutti aspettano dai Metallica lo pubblicano i Trivium, gli Iron Maiden, non hanno ceduto il passo a nessuno perché nessuno, ancora, può sognarsi di spodestare Bruce e soci dal trono del metal.
VOTO 8,5
PROTEST THE HERO – Kezia
L’incipit di questa recensione potrebbe essere molto simile a quello della recensione dell’album degli Underoath, ossia: dite quello che volete sul metalcore o, in generale sulle nuove influenze, ma prima di parlare ascoltate e fatevi un idea, perché molte volte ci sono motivi più che validi per essere ottimisti sul futuro della musica.
Un motivo per stare allegri sono i Protest The Hero.
Ve lo giuro, mi capita di rado di sentire album che già dal primo ascolto mi prendano in questo modo, perché il talento espresso in Kezia c’è e si sente forte e chiaro.
Le idee sono veramente tante, l’ispirazione non manca e le strizzatine d’occhio alla melodia ci sono, eccome, così come i riferimenti a band lontane dai canoni metalcore come System Of A Down e Mars Volta.
Volete bordate ( chi mi conosce sa quanto amo la parola bordata) dalla velocità folle? Ecco a voi No Stars Over Bethlem, Bury The Hatchet e Nautical. Volete qualcosa di più struggente? Consiglio Divinity Within con contorno di tecnicismi vari e falsetti. Oppure, gradite qualcosa di orecchiabile? Pronta per voi l’ottima Turn Soonest To The Sea.
Un consiglio ulteriore che vi posso dare è di non fermarvi al primo ascolto e di lasciare che il disco vi entri pian piano nelle vene, perché le idee sono davvero tante e multiformi.
Mi permetto, però, di fare delle rapide critiche al cantato un po’ privo di personalità e nell’incapacità, soltanto a volte, di far convergere la melodia in qualcosa di facilmente memorizzabile, perché in fondo, un buon ritornello non lo disdegna nessuno ed è, comunque, segno di maturità stilistica.
Se i Protest The Hero riusciranno a fare questo passo in avanti, allora sarà una marcia trionfale nel panorama underground e, forse, non solo.
VOTO 7/8
Un motivo per stare allegri sono i Protest The Hero.
Ve lo giuro, mi capita di rado di sentire album che già dal primo ascolto mi prendano in questo modo, perché il talento espresso in Kezia c’è e si sente forte e chiaro.
Le idee sono veramente tante, l’ispirazione non manca e le strizzatine d’occhio alla melodia ci sono, eccome, così come i riferimenti a band lontane dai canoni metalcore come System Of A Down e Mars Volta.
Volete bordate ( chi mi conosce sa quanto amo la parola bordata) dalla velocità folle? Ecco a voi No Stars Over Bethlem, Bury The Hatchet e Nautical. Volete qualcosa di più struggente? Consiglio Divinity Within con contorno di tecnicismi vari e falsetti. Oppure, gradite qualcosa di orecchiabile? Pronta per voi l’ottima Turn Soonest To The Sea.
Un consiglio ulteriore che vi posso dare è di non fermarvi al primo ascolto e di lasciare che il disco vi entri pian piano nelle vene, perché le idee sono davvero tante e multiformi.
Mi permetto, però, di fare delle rapide critiche al cantato un po’ privo di personalità e nell’incapacità, soltanto a volte, di far convergere la melodia in qualcosa di facilmente memorizzabile, perché in fondo, un buon ritornello non lo disdegna nessuno ed è, comunque, segno di maturità stilistica.
Se i Protest The Hero riusciranno a fare questo passo in avanti, allora sarà una marcia trionfale nel panorama underground e, forse, non solo.
VOTO 7/8
Per rovinare tutto, vi metto pure una notizia circolata in rete qualche giorno fa: a quanto pare Chinese Democracy dei Guns ( o quel che resta) dovrebbe uscire il 20 Novembre…le gare di risate sono aperte!
venerdì, ottobre 13, 2006
Norma Jean- angels with dirty faces
"Non siamo affatto persone normali". Esordisce così il drummer dei Norma Jean, Daniel Davison. " Abbiamo deciso di coprire le nostre facce con dello sporco e lo facciamo anche durante i live, in modo da sembrare ancora più brutti di quanto siamo realmente. È divertente conciarsi in modo così brutto: alcune band usano il make up e noi usiamo lo sporco."
La band di Atlanta si è trovata a mutare il proprio look da "scaricatore di porto barbuto simil-anni 80" a quello di " uomo delle pulizie barbuto, magari senza fissa dimora", mentre si trova a lanciare il proprio terzo album: Redeemer.
" Fortunatamente, non mi preoccupo molto di quello che gli altri possono pensare di noi" ammette il batterista " facciamo solo cose che sembrino le più concrete possibili. Personalmente, sono soddisfatto del livello di attenzione attorno alla band. Non facciamo nulla per il successo, ci interessano altre cose, anche se, dover lavorare con Ross Robinson ( il guru nu-metal ha prodotto il loro ultimo album) mi metteva un po’ di nervosismo, ma alla fine è andato tutto per il verso giusto.
Non è mai facile lavorare con un personaggio come Ross, famoso per le bizzarrie del suo carattere, ma per fortuna dei Norma Jean, tutto è andato bene e l’esperienza si è rivelata stimolante e appagante allo stesso tempo:
"Ross è incredibile" dichiara il vocalist Cory Brendan " il suo principale obiettivo era che noi mettessimo il 100% delle nostre energie sul lavoro che stavamo svolgendo. Non intendeva che la questione si risolvesse solo ai live, ma anche al processo di stesura di un album. Pretendeva che ci fossero momenti dove tutti noi ci mettessimo nella stessa stanza e discutessimo in maniera propositiva sui brani."
Per alcune band, una cosa simile può diventare addirittura soffocante, ma non per i Norma Jean, capaci di costantemente modificare il proprio carattere dalle origini ad oggi.
" Creiamo i brani tutti insieme: i testi, i riff, le melodie, tutto. Niente nasce come processo meramente personale, in modo che tutti noi siamo a conoscenza delle canzoni e del significato dietro ogni brano. Scriviamo di argomenti legati alla fede, che unisce tutti noi, ma è importante che ognuno dia il suo contributo, in modo che alla fine sia il brano di tutti e condiviso da tutti." "L’album è il risultato di questa operazione. Volevamo un album con una grande energia, molte emozioni e meno calcoli."
Ma come ha fatto Ross Robinson a creare il giusto clima attorno una band religiosa che voleva scrivere un altro album sulla propria fede, senza creare tensioni e conflitti con il produttore stesso?
" Ross è molto rilassato dal punto di vista della spiritualità e ci ha lasciato via libera. Ha registrato lavori con Slipknot e Korn e sono sicuro che nello studio c’era un’atmosfera molto diversa rispetto alla nostra., ma lui ci ha accolto a braccia aperte e ci ha lasciato fare, senza che io sentissi mai una parola polemica da lui, mentre invece io non sono stato altrettanto bravo nel contenermi: lui è stato assolutamente di aiuto."
Reedemer è un martello e un bulldozer al tempo stesso, con una potenza di fuoco notevole, sa essere diretto ed immediato, laddove i precedenti album lasciavano spazio al caos.
"Adoriamo il titolo dell’album" ammette Davison " volevamo qualcosa di corto ed immediato e una volta giunti a questa idea, ci ha entusiasmato subito. Ovviamente, dietro ci sono diversi significati, ma lo abbiamo scelto per la sua immediatezza e potenza." Dunque, come l’album stesso.
" Abbiamo scritto il tutto abbastanza velocemente, come se fosse il nostro primo o ultimo album" aggiunge Brendan " e se fosse il nostro ultimo album in assoluto ne sarei molto orgoglioso."
Il batterista Davison è stato l’ultimo a tagliarsi la barba e a giurare fedeltà alla band che ha attraversato l’America quest’estate con l’Ozzfest. Questo significa che per i cinque di Atlanta è arrivato il momento di fermarsi e mettere su famiglia, magari capellona e barbuta? Niente affatto.
" Quando abbiamo finito di registrare il nostro precedente album ci chiedevamo: come è possibile fare meglio o comunque avere un’esperienza migliore? E la stessa cosa ci chiediamo adesso con Redeemer. Ma non c’è problema, perché prima di porci quell’interrogativo di nuovo, di mezzo c’è una quantità di live set incredibile."
Oltretutto, la moglie di Brendan è il tecnico della batteria della band, dunque, i problemi non sorgono affatto: i Norma Jean possono stare in tour quanto vogliono e continuare a scrivere album, almeno per quanto ci riguarda.
giovedì, ottobre 12, 2006
HEROES: LEMMY KILMISTER!!!
Lemmy Kilmister
Ian "Lemmy" Kilmister (nato Ian Fraiser Kilminster nel 24 dicembre 1945) è uno dei leggendari cantanti e bassisti britannici, per il semplice fatto di aver fondato i Motörhead. Lemmy ha un aspetto inconfondibile, con la sua particolare barba e la sua voce roca e dura, che l'hanno reso una figura mitica all'interno del mondo rock & roll e anche in altri campi. Sul palco è altrettanto riconoscibile, sia per il suo look (in stile cowboy); sia per il suo modo di esibirsi sempre con la testa rivolta verso l'alto; infatti raramente guarda il pubblico, e il basso elettrico con cui suona.
Si può dire, senza offendere nessuno, che sia uno dei pionieri dell’heavy metal.
Lemmy nacque a Stoke-on-Trent, Staffordshire e crebbe ad Anglesey, nel Galles. Suo padre (un ecclesiastico) lasciò la famiglia quando Lemmy aveva solo tre mesi; e questa brutta esperienza ha contribuito ad innescare in Lemmy un odio profondo verso la religione, come risulta anche dai testi da lui scritti per alcune canzoni.
L’origine del soprannome, Lemmy, ancora oggi è avvolta dal mistero, anche se in una recente biografia Lemmy stesso ha affermato che è semplicemente un nick attribuitogli da bambino.
Negli anni sessanta Lemmy forma dei gruppi di breve durata come gli Opal Butterfly, Sam Gopal, The Rockin' Vickers e nel 1967 lavora per sei mesi come roadie per Jimi Hendrix e per i The Nice. Nel 1971 entra nella formazione degli Hawkwind, gruppo space rock inglese. Il suo inconfondibile stile comincia ad emergere già da giovane e il suo peculiare modo di suonare il basso, con corde quasi da chitarra, cattura l’attenzione attorno al suo personaggio.
Con la sopracitata band ha scritto anche il brano Silver Machine che balzò al terzo posto delle classifiche britanniche.
Nel 1975 però, durante il tour degli Hawkwind in Canada, Lemmy viene arrestato per possesso di anfetamine e licenziato subito dalla band.
Dopo lo spiacevole episodio, Lemmy recluta il chitarrista Larry Wallis e il batterista Lucas Fox per formare una nuova band, dal nome iniziale di Bastard. Wallis aveva già esperienze musicali essendo stato in band come i Pink Fairies, Steve Took's Shagrat e gli UFO. Tuttavia, il nome fu cambiato in Motörhead, dal titolo dell'ultima canzone scritta da Lemmy per gli Hawkwind.
Il loro sound e la voce gutturale di Lemmy, unica nel mondo del rock in quel periodo, metteva d'accordo sia gli amanti del punk (Kilmister era stato per breve tempo nei The Damned), sia quelli rock/metal.
Il successo commerciale arriva nel biennio 80/81 grazie al classico Ace Of Spades , con un buon numero di canzoni entrate nelle classifiche britanniche come Ace of Spades (ancora oggi una delle preferite di sempre), e soprattutto con l'album live No Sleep 'til Hammersmith, che raggiunse la posizione numero 1 nelle chart inglesi.
Da allora, i Motörhead si sono trasformati in una delle band di heavy metal ( anche se Lemmy non impazzisce all’idea di essere etichettato come heavy metal) più importanti e influenti e oggi, anche se Lemmy è l'unico rimasto della formazione originale, continuano (con una line-up differente) a produrre album e ad esibirsi dal vivo. Malgrado molti cambiamenti, infatti, la formazione con Lemmy, Phil Campbell e Mikkey Dee è rimasta costante dal 1995.
Tra le collaborazioni del vecchio Lemmy citiamo quella con Ozzy Osbourne nel 1991 per il suo album No More Tears; per le canzoni "Hellraiser", "Desire", "I Don't Want to Change the World" e la famosissima "Mama I'm Coming Home".
Nel 2004 Lemmy ha collaborato anche al progetto metal di Dave Grohl, Probot, per la canzone Shake Your Blood, della quale è uscito anche un video.
Ha fatto anche un certo numero di comparse in film e apparizioni televisive, compresa la fiction scientifica del 1990 Hardware e la commedia del 1987 Mangia il ricco (Eat The Rich; per la quale i Motörhead hanno registrato la colonna sonora). Nella commedia del 1994, Airheads, Kilmister è accreditato come Lemmy von Motörhead. Avendo una predilezione per le parodie auto-disapprovanti è comparso in una pubblicità per le barrette di cioccolato Kit Kat dove suonava il violino vestito in completo metal con cappello e stivali da cowboy in una stanza d'alto ceto, dove di solito si beve il té delle cinque.
Infine ci piazziamo anche il fatto che i Motorhead hanno scritto due brani per il wrestler Triple H, amico di Lemmy.
Ora, voi direte: perché non parlare più approfonditamente degli album dei Motörhead??? Io vi rispondo: ottima domanda, ma vista la vastità della discografia ( per intenderci siamo al ritmo di un album ogni due anni…e se fate due conti vi rendete conto della dimensione biblica della produzione di Lemmy e soci) ci perderei una settimana intera. Allora, per farla breve, procuratevi il Live alla Brixton Academy per avere una idea generale della loro carriera folgorante.
Nel frattempo non ci rimane che sperare che la brutta faccia di Lemmy (che ci posso fare? È proprio brutto!) continui a calcare i palchi di tutto il mondo se non altro per essere ancora una fonte inesauribile di ispirazione per giovani band.
mercoledì, ottobre 11, 2006
Iron Maiden: una questione di vita o di morte
Sono tornati da poco con il loro ultimo, ottimo, album. Sono più motivati che mai e hanno intenzione di distruggere l’Europa ancora una volta a colpi di metal: bentornati e lunga vita agli Iron Maiden!!!
A 49 anni, Steve Harris ha abbastanza anni per essere padre, ma di sicuro è più figo, o almeno, ha più capelli di un ordinario padre. Circa 30 anni fa Steve ha messo in piedi una rock band, ad oggi una delle più acclamate band di tutti i tempi e tra le più citate come fonte di influenza, anche perché, se non ci fossero stati gli Iron Maiden non ci sarebbe il metal moderno.
Mentre i Black Sabbath si sono lacerati al loro interno per motivi economici, gli Iron Maiden non hanno mai perso la loro credibilità e, come tutte le band, ha avuto i propri alti e bassi. Sicuramente il momento più grigio dei Maiden è stato quello con Blaize Bailey alla voce, complice anche il periodo di scarso interesse verso il metal in generale.
Ma il presente è molto più luminoso con il sestetto che sta promuovendo il loro ultimo lavoro, il migliore da molto tempo, che riporta in auge la formula fatta di rock epico, meno linee di basso nel tradizionale stile e più atmosfere dark: insomma, i giovani metallari avranno ancora motivi per trarre ispirazione.
Sentiamo cosa ha da dire Steve Harris sul mondo della musica moderno e, cercando di evitare per un po’ l’argomento figli.
Ormai siamo nel mondo di Myspace e del successo via internet, che ci dici?
" Credo di poter capire bene il futuro e il presente. Oggi registri due brani, li metti sulla rete e il gioco è fatto. Poi, qualche tempo dopo ne metti un altro paio e tra un po’ non avremo più gli album. Non ci sarà più un progetto di lavoro attorno ad un album perché non servirà. I ragazzi non vogliono un album, un artwork, ma solo scaricare canzoni ed è alquanto bizzarro, proprio non lo capisco.
Sono cresciuto in un’epoca nella quale un nuovo album era qualcosa di assolutamente misterioso fino al momento in cui lo ascoltavi per la prima volta e, solo allora iniziavi a gustartelo. Mi ricordo le corse al negozio di dischi, quando scartavi il cellofan e leggevi i testi, dove erano stati registrati e così via…oggi qualche bugger può metterlo sulla rete e la magia va persa. Non mi pare una cosa migliore ed è difficile avere a che fare con questa situazione"
Per fortuna i Maiden hanno un nocciolo duro di fan inossidabile e ora, più che mai, è facile vedere ai loro show le famiglie con almeno un paio di generazioni di fan e questo consente alla macchina da guerra che la band rappresenta di non fermarsi affatto.
Lo stesso Harris ammette, però che ci sono ancora in giro dei "miscredenti" al fascino e al talento che la band sa sprigionare e allora, sembrano più che mai adeguati nuovi tour mondiali per convertire gli ultimi eretici.
" Ogni show è sacro e lo prepariamo con amore, anzi, negli ultimi anni sono sempre più vibranti le nostre esibizioni, anche perché, bisogna essere onesti, non ci rimangono molti show da fare. L’entusiasmo c’è, ma non potremo andare aventi per sempre."
La carriera dei Maiden è stata un successo, ma il successo ha un prezzo alto da pagare, ce lo spiega Steve:
"Abbiamo pagato un prezzo. Tutti abbiamo divorziato o ci siamo separati, perché quando sei in una band è dura conciliare il tutto con la vita famigliare. Quando siamo in giro per l’Europa cerchiamo di prenderci i giorni liberi per stare con la famiglia e io ho cercato di far crescere i miei figli il più serenamente possibile."
Rifaresti tutto allo stesso modo?
Il bassista ride e racconta dell’esperienza di andare in tour con la figlia Lauren, esperienza che ha rafforzato il legame con lei e la sua passione per il mondo dei concerti.
" Sono stato in tour con lei per due settimane, ed era il suo primo tour serio. Mi sono divertito un sacco guidando, prenotando posti e altre cose, proprio come facevo agli esordi degli Iron Maiden. Mi sono sempre chiesto se fossi riuscito a tornare indietro a quei tempi e sopportare il tutto e, sì, ce l’ho fatta!!!
Mi ha riportato in mente tutta l’eccitazione, il divertimento e la tensione di quei tempi, ma il primo tour non lo scordi mai, te lo assicuro. È una preziosa esperienza."
Dopo tre decadi, gli Iron Maiden e, in generale, la musica, sono ancora per Steve Harris una materia di vita o di morte.
Date sempre un occhio in fondo al blog, perchè aggiungeremo nuovi video e soprattutto troverete il banner per votare gli Avenged Sevenfold ai Fuse Chainsaw Awards.
martedì, ottobre 10, 2006
TALES FROM THE STUDIO!!!
Oggi, ci concentriamo su un report sul lavoro in studio di una delle band più significative della scena metalcore:
Killswitch Engage
Allora, Howard, come vanno le cose in studio?
"Direi bene, il buon vecchio Adam ( Adam Dutkiewicz, membro della band, è pure il produttore) sta facendo un bel lavoro. Le cose procedono piuttosto velocemente e tutto sommato va tutto bene."
In che senso le cose vanno velocemente?
"Il tutto è stato scritto e registrato velocemente. La pausa dai concerti ha permesso ai ragazzi di concentrarsi sul nuovo materiale e direi che sono molto ispirati. La pausa è caduta veramente a pennello perché dopo circa 3 anni e mezzo di tour senza sosta c’era bisogno di un break per rilassarsi e per ricaricare le batterie. Dopo aver fatto il Taste Of Chaos, ci siamo detti: bene, ci si vede in futuro…e per un po’ non credo che nessuno si sia sentito nemmeno al telefono!!! (ride)
E quando vi siete riuniti?
"Verso Giugno, direi, quando la casa discografica ci ha detto: sapete, sarebbe carino se iniziaste a fare un nuovo disco, allora ci siamo riuniti, ne abbiamo parlato e abbiamo iniziato il lavoro…ed eccoci qua!!!"
Qual è stato il vostro piano per il lavoro?
" Se devo essere sincero, non c’è stato un grosso progetto attorno a questo lavoro: volevamo solo realizzare un disco. Ci siamo detti: sarebbe anche ora di fare un nuovo disco, soprattutto perché la casa discografica è stata gentile con noi e allora il tutto è partito."
Parlaci dell’atmosfera che si respirava nelle registrazioni
" Stavolta le cose erano più rilassate, ma a volte un po’ di tensione si è avvertita."
Quante tracce sono state effettivamente registrate?
" Ne abbiamo scritte e registrate parecchie, ma solo 10 o 11 finiranno sul nuovo album e ne taglieremo alcune."
Che sperimentazioni ci sono dal punto di vista dei testi?
" A dire il vero io non sperimento, scrivo solo di getto e le cose che sento mie. Forse questo album è un po’ più cupo, ma comunque un album dei Killswitch."
Dicci qualche titolo delle canzoni
"Ti piacerebbe vero!!!(ride)…a dire il vero non me li ricordo nemmeno uno!"
Il vostro ultimo album ( The End Of The Heartache) ha venduto alla grande, solo negli USA 400 000 copie, vi ha sorpreso il successo?
" Sorpreso? Direi che sono stato shockato, letteralmente. Eravamo solo una band di idioti senza grosse prospettive che ha avuto una buona dose di fortuna. Le cose hanno preso una piega strana perché ti trovi a dover ammettere che tutto va molto bene, ma non sai che farne della popolarità. Le cose vanno in crescendo e tu pensi: e ora che devo fare??? Un po’ le nostre vite sono cambiate, ma la cosa sostanziale è che c’è molta più gente che viene ai nostri show e questo rende tutto più divertente."
Andy Sneap mixerà ancora il tutto?
" Ma sì, credo di sì. Fa il suo lavoro bene e sta molto migliorando e poi condivide con me la passione per il cibo ultra speziato e per questo lo stimo. Ogni tanto arriva con queste bombe culinarie che mi fanno impazzire."
Più speziati dei cibi che avete portato alla gara culinaria di Rock Sound del 2004?
" No impossibile, quella volta portò un piatto terrificante. Ne ho assaggiato un boccone e stavo già male, lui è stato male per un paio di giorni e un tipo dei Cradle Of Filth dopo poco stava vomitando dappertutto sul tour bus. È stata una notte splendida!!!"
Ci sono ospiti in questo album?
"All’inizio ci abbiamo pensato seriamente e poi ci siamo detti: ma no, facciamo tutto in famiglia."
Secondo un sondaggio sul vostro sito, il 25% dei vostri fan vuole un album più brutale, il 23% vuole più melodie e il 10% vorrebbe più urla. Chi sarà soddisfatto?
" Aspetta, abbiamo un sito??? Non guardiamo quasi mai il nostro sito e forse dovremmo farlo più spesso, ma state tranquilli, tutti saranno soddisfatti."
Intanto, per concludere, vi ricordiamo che i KE torneranno nei negozi il 20 Novembre con il nuovo lavoro.
THE CRUSADE STARTS TODAY!!!
Non temete, non siamo diventati dei fondamentalisti islamici. Questo è solo il primo di diversi aggiornamenti dedicati al ritorno di una delle band che più amiamo: i Trivium.
Ufficialmente, The Crusade esce oggi e il valore di questo album è di capitale importanza per la carriera della giovane band di Orlando e questo album potrebbe diventare uno dei più riusciti del 2006.
Il primo speciale è una breve chiaccherata con Travis Smith, batterista della band.
È giunto il momento di introdurre il terzo album dei Trivium:
" Ho la profonda sensazione dal profondo del cuore che questo album spaccherà, ma parecchio" ha dichiarato Travis.
"Ne sono convinto, sarà un successo e ci permetterà di allargare la nostra fan base, ma questo non vuol dire che non piacerà ai vecchi fan, anzi."
Nel frattempo, ricordiamo che da una settimana è uscito il singolo Anthem ( We Are The Fire).
Come il precedente album è stato registrato nella propria terra, la Florida e con lo stesso produttore di Ascendancy, Jason Suecof. Prevalentemente è stato scritto in tour, perché in questi ultimi 18 mesi la band ha girato tutto il mondo in lungo e in largo. Travis è convinto che questo disco rappresenti un grande passo in avanti per il quartetto.
"Credo che questo disco sia il nucleo centrale riguardo i Trivium e se in passato sono state sollevate questioni attorno la band, questo è il momento in cui queste questioni vengono a galla e i dubbi vengono fugati. In questi due anni siamo migliorati enormemente come musicisti e songwriter e credo che questo si noti."
Anche se per un po’ la carovana legata ai Trivium si è fermata, Travis non vede l’ora di tornare sul palco: " non vedo l’ora di tornare sul palco e di far sentire a tutti i nuovi pezzi e, credimi, non sono affatto nervoso perché ho una gran voglia di rock e basta!"
La prospettiva di supportare gli Iron Maiden è una cosa che rende Travis ancora più eccitato:
"non credo ancora che saremo proprio noi a supportare i Maiden. Loro sono delle leggende viventi e noi saremo lì tutte le sere a vederli suonare e imparare i trucchi del mestiere da una delle migliori live band del mondo e di tutti i tempi. Sarà veramente un’esperienza folle."
Nel frattempo, questa è la tracklist di The Crusade:
Ignition-Detonation-Entrance Of The Deflagration- Anthem ( We Are The Fire)-Unrepentant- And Sadness Will Sear- Becoming The Dragon- To The Rats- This World Can’t Tears Apart- Treads To The Floads- Contempt Breeds Contamination- The Rising- The Crusade.
Guardate in fondo al blog, troverete il video di Anthem ( We Are The Fire)
venerdì, ottobre 06, 2006
HEROES: JELLO BIAFRA!!!
Jello Biafra
Eric Reed Boucher, nato a Boulder nel Colorado il 17 Giugno 1958, passa alla storia come Jello Biafra, il più irriverente esponente della scena punk/hardcore di sempre.
Già il nome è tutto un programma: Jello nasce dal riferimento al prodotto Jell-O ( una gelatina schifosa consumata in massa negli USA) e il finto cognome Biafra, una regione della moderna Nigeria coinvolta in guerre civili e drammi umanitari a causa della scarsità di cibo. Insomma, una voluta contraddizione tra un prodotto di massa e un posto dove il cibo è una chimera.
Il piccolo Jello viene cresciuto in una famiglia con una spiccata passione per la politica e l’attivismo politico e sin da piccolissimo inizia a formare la sua cultura socio-politica: la leggenda, infatti, narra che uno dei primi ricordi di Jello sia legato a sé stesso incollato davanti alla televisione a guardare notiziari nel giorno dell’assassinio di JKF ( ossia quando lui aveva 5 anni).
Altra passione immediata, tramandatagli dai genitori: la musica rock.
Jello si distingue negli studi e frequenta l’Università Della California a Santa Cruz, ma con l’esplosione del punk molla tutto per entrare nel mondo della musica, prima come roadie, poi come protagonista. È il 1978 quando, insieme al chitarrista East Bay Ray, fonda i Dead Kennedys.
Jello è consapevole che nessuna major vorrebbe mai pubblicare un suo lavoro, carico di sarcasmo e condanna all’intero establishment e allora fonda la sua etichetta: la Alternative Tentacles, della quale è ancora alla guida oggi, ma non percepisce alcuno stipendio. Una volta trovata un’etichetta, si può dare alla luce il primo album: Fresh Fruit For Rotten Vegetables, datato 1980.
Prima di questo avvenimento, occorre parlare della corsa a sindaco di San Francisco del 1979 intrapresa da Jello, con un programma improvvisato trascritto su un tovagliolo che comprendeva tra le proposte quella di far circolare per la città i businessman vestiti da clown e chiudere completamente al traffico la città del Golden Gate e anche proposte molto serie come la regolarizzazione dei senzatetto e l’elezione dei poliziotti da parte dei cittadini nelle varie municipalità con la conferma del loro posto, in base, appunto al gradimento espresso dai cittadini.
Per la cronaca, su dieci candidati, Jello giunse quarto ( e terza una drag queen…trovatemi un posto più bello di San Francisco al mondo!!!)
Il 1980 e il 1981 sono qualcosa di sensazionale per la scena hardcore e per i Dead Kennedys che piazzano, una in fila all’altra, canzoni come Kill The Poor, Holiday In Cambodia, California Uber Alles e Nazi Punks Fuck Off.
Jello è la voce della protesta, in chiave ironica e dissacrante fino all’eccesso, ma mai banale e scontata e con dei fondi di verità agghiaccianti. L’anno 1981 porta l’album In God We Trust ( con la canzone anti-Reagan We’ve got a Bigger Problem Now e la cover di Rawhide), ma soprattutto il singolo, Too Drunk To Fuck che sfonda le chart e causa a Jello un mucchio di problemi, che sarebbero esplosi con maggiore veemenza qualche anno più tardi.
Il 1983 è l’anno in cui i Dead Kennedys sono chiamati a fare da headliner del memorabile tour Rock Against Reagan ( padre del moderno Rock Against Bush) e l’anno in cui sposa Therese Solder, leader di una punk band della East Bay.
Con il crescere del mito dei DK crescono anche i problemi, come accennato sopra, le associazioni dei genitori americani bombardano Jello di denunce che lo portano in tribunale nel 1986 ( curiosamente la polemica nasceva attorno alla copertina di Frankenchrist e non attorno al fatto che, ad esempio, lui cantasse ironicamente I Kill Children) e la sentenza lo condanna a pagare una cifra astronomica che né lui, né l’Alternative Tentacles potevano sborsare.
Dopo questo episodio, nasce in lui l’idea di formare una fondazione per sostenere le band che dovevano pagare risarcimenti a causa della loro attività.
Entro la fine degli anni 80, le migliori cartucce della band sono state sparate grazie ad album come Bedtime For Democracy e Give Me Convenience Or Give Me Death, mentre per Jello i problemi legali non finiscono mai.
Da questo punto, facciamo un salto al 1998, quando a causa di uno spot televisivo della Levi’s esplodono i conflitti tra i membri dei DK e Jello che includono pure i diritti d’autore sui brani della band. La prima sentenza è devastante per Jello e la Alternative Tentacles: 200 000 dollari da pagare agli altri membri.
Questo, ovviamente, decreta la fine dei DK ( la reunion con Brendan Cruz alla voce non è da considerarsi come un ritorno dei DK…a mio modesto parere). Da quel momento l’attività musicale di Jello si caratterizza per collaborazioni con DOA, Offspring e soprattutto Melvins, mentre quella politica lo porta ad essere uno dei nomi di punta del Green Party, tanto da farlo partecipare alla primarie per le Presidenziali del 2000, vinte però da Nader.
Ad oggi, la figura di Jello Biafra rimane un’icona della protesta unita alla forza dirompente dell’hardcore e il logo dei DK compare su magliette di kids di tutto il mondo.
Solo dopo aver tappato la bocca definitivamente a Jello Biafra si potrà definire il punk morto…per il momento, pur agonizzante, vive ancora.
giovedì, ottobre 05, 2006
Senses Fail- domani, 6 Ottobre, la band renderà disponibile sul proprio blog di Myspace l’intero album in streaming e pure AOL Music renderà disponibile il loro nuovo video Calling All Stars a questo link: http://music.aol.com/artist/senses-fail/558606/main?ncidAOLMUS00050000000038
Atreyu- con sommo dispiacere un’altra punta di diamante della Victory lascia l’etichetta del bulldog per accasarsi su major, nello specifico con la Holliwood Records.
La decisione è stata commentata da Alex Varkatzas sul sito www.altpress.com:
" Come gruppo di amici che suonano musica, il nostro obiettivo è quello di diffondere il nostro stile di rock metallico in giro per il mondo. Cerchiamo di crescere ad ogni album che registriamo e pensiamo che con la Holliwood Records potremo crescere ancora, pur rimanendo liberi di fare quello che vogliamo delle nostre canzoni e del nostro stile. La Holliwood si è dimostrata interessata a noi già da un po’ e noi siamo interessati a loro. Insomma, ci siamo cercati a vicenda." Al momento non c’è alcun annuncio su un eventuale nuovo album, di sicuro ci sono solo i futuri tour a supporto di A DeathGrip On Yesterday.
In conclusione, sottolineo che la Holliwood è proprietà della Disney…insomma, a breve troveremo Topolino nel mosh con Pluto.
Chimaira- e visto che siamo in tema di cambi di label, annunciamo che la band metal, dopo l’abbandono della Roadrunner si è accordata con la Nuclear Blast.
Il vocalist Mark Hunter ha dichiarato:
" La cosa non sono mai andate bene come in questo momento perché la nuova label ha un incredibile entusiasmo riguardo le nuove canzoni e il nostro stile brutale. I Chimaira hanno ancora sangue nelle vene e molta ispirazione e ci stiamo preparando a pubblicare quello che, forse, è il nostro miglior album di sempre. Tenetevi pronti per il più appassionato, tecnico e onesto album nella storia dei Chimaira."
L’album è atteso per l’inizio del 2007.
Avenged Sevenfold- ai microfoni di MTV il leader M.Shadows ha svelato nuovi particolari sul prossimo lavoro:
" Il prossimo lavoro sarà un ulteriore salto in avanti. In questi mesi abbiamo accumulato molta esperienza e abbiamo visto all’opera molte band dotate di grande eclettismo musicale e questo ci ha influenzato parecchio. Non vorrei sbilanciarmi, ma ci piacerebbe essere un po’ come i Korn ai loro esordi quando erano completamente fuori dal contesto musicale."
Nel frattempo Shadows stesso ha prestato la sua voce nell’ultimo album dei Good Charlotte e da qualche tempo si vocifera su un possibile DVD degli A7X, ma sono solo voci, perché noi non sappiamo alcun dettaglio concreto…magari lo sapete voi!!
Mi scuso, oggi sarebbe il giorno della sezione Heroes, ma ho ritenuto opportuno diffondere la notizia degli Atreyu per prima…domani rimedio.
Atreyu- con sommo dispiacere un’altra punta di diamante della Victory lascia l’etichetta del bulldog per accasarsi su major, nello specifico con la Holliwood Records.
La decisione è stata commentata da Alex Varkatzas sul sito www.altpress.com:
" Come gruppo di amici che suonano musica, il nostro obiettivo è quello di diffondere il nostro stile di rock metallico in giro per il mondo. Cerchiamo di crescere ad ogni album che registriamo e pensiamo che con la Holliwood Records potremo crescere ancora, pur rimanendo liberi di fare quello che vogliamo delle nostre canzoni e del nostro stile. La Holliwood si è dimostrata interessata a noi già da un po’ e noi siamo interessati a loro. Insomma, ci siamo cercati a vicenda." Al momento non c’è alcun annuncio su un eventuale nuovo album, di sicuro ci sono solo i futuri tour a supporto di A DeathGrip On Yesterday.
In conclusione, sottolineo che la Holliwood è proprietà della Disney…insomma, a breve troveremo Topolino nel mosh con Pluto.
Chimaira- e visto che siamo in tema di cambi di label, annunciamo che la band metal, dopo l’abbandono della Roadrunner si è accordata con la Nuclear Blast.
Il vocalist Mark Hunter ha dichiarato:
" La cosa non sono mai andate bene come in questo momento perché la nuova label ha un incredibile entusiasmo riguardo le nuove canzoni e il nostro stile brutale. I Chimaira hanno ancora sangue nelle vene e molta ispirazione e ci stiamo preparando a pubblicare quello che, forse, è il nostro miglior album di sempre. Tenetevi pronti per il più appassionato, tecnico e onesto album nella storia dei Chimaira."
L’album è atteso per l’inizio del 2007.
Avenged Sevenfold- ai microfoni di MTV il leader M.Shadows ha svelato nuovi particolari sul prossimo lavoro:
" Il prossimo lavoro sarà un ulteriore salto in avanti. In questi mesi abbiamo accumulato molta esperienza e abbiamo visto all’opera molte band dotate di grande eclettismo musicale e questo ci ha influenzato parecchio. Non vorrei sbilanciarmi, ma ci piacerebbe essere un po’ come i Korn ai loro esordi quando erano completamente fuori dal contesto musicale."
Nel frattempo Shadows stesso ha prestato la sua voce nell’ultimo album dei Good Charlotte e da qualche tempo si vocifera su un possibile DVD degli A7X, ma sono solo voci, perché noi non sappiamo alcun dettaglio concreto…magari lo sapete voi!!
Mi scuso, oggi sarebbe il giorno della sezione Heroes, ma ho ritenuto opportuno diffondere la notizia degli Atreyu per prima…domani rimedio.
mercoledì, ottobre 04, 2006
Trivium- la band di Orlando ha pronto il nuovo album e pure il nuovo singolo Anthem ( We Are The Fire) in una versione limitata uscita in Inghilterra con due canzoni non facenti parte della tracklist dell’album: Broken One e Vengeance. Nel singolo si trova pure il video del brano Anthem. Sebbene questa offerta sembri non indirizzata anche al pubblico italiano, il sito www.hmv.co.uk mette a disposizione il singolo, così come i-Tunes.
Soprattutto vi segnaliamo l’e-card dell’album al sito www.roadrunner.com/crusadeecard così come la presenza in rete di un altro video, girato quasi contemporaneamente a quello di Anthem, del brano Entrance of the Conflagration.
Infine, vi ricordiamo che The Crusade sarà nei negozi il 10 Ottobre.
Killswitch Engage- sempre sul sito della Roadrunner Records è comparsa la nuova canzone dei Killswitch Engage: Daylight Dies, tratta dall’omonimo album in uscita il 21 Novembre.
Al contrario del precedente album, questa nuova fatica della band nasce da un grande sforzo collettivo e da una fusione dei contributi di ciascun membro, come dichiarato a MTV.com dal bassista fondatore Mike D’Antonio.
Bullet For My Valentine- il batterista Michael "Moose"Thomas è stato intervistato dall’Herald Tribune e ha rilasciato alcune dichiarazioni importanti:
Sull’approccio musicale della band:
" Ci piace scrivere brani che la gente possa cantare in coro, riportando in auge lo stile classico di band come Metallica, Judas Priest e Iron Maiden."
Sull’ascesa della band:
" Siamo stati una band senza futuro per un bel po’ di tempo, facevamo show, scrivevamo canzoni, ma a nessuno importava. Ora siamo famosi ormai da qualche anno, eppure il tutto l’ho vissuto come un’esplosione tutta d’un colpo."
Sui tour negli USA:
"Credo sia indescrivibile la sensazione che da vedere scene identiche a quelle viste nel tuo paese, dove il tuo disco è fuori da mesi, ma in un alto paese, dove, in teoria, non ti conosce nessuno.
Sul prossimo album in uscita il prossimo Giugno:
" Abbiamo 8 brani in pre-produzione e a Gennaio entreremo in studio stabilmente, ma, ve lo assicuro, il prossimo album spazzerà via The Poison."
Converge- la band colonna portante della moderna scena hardcore americana ha pronto un album, chiamato No Heros, in uscita su Epitaph e sul sito della label di Brett Gurewitz potete ascoltare l’anteprima (www.epitaph.com/artists/album/499 )
Tool/Mastodon- come anticipato qualche giorno fa le due band saranno in Europa a novembre e l’Italia è stata baciata con 4 date
11/12 Torino, ITA @ Palaisozaki 11/13 Firenze, ITA @ Mandela Forum 11/15 Rimini, ITA @ Palasport 11/16 Jesolo, ITA @ Palasport
Poison The Well- voci di corridoio parlano di un possibile ritorno della band su Trustkill. La band, dopo un solo album, ha lasciato a Giugno la Atlantic ed ora è in cerca di una nuova label con la quale accordarsi: sicuramente non una major, possibilmente una indie di grosse dimensioni, come affermato dalla band stessa.
martedì, ottobre 03, 2006
SPECIALE NEW JERSEY
Il New Jersey è a due passi da New York, ma con New York ha ben poco a che fare. Molto meno nobile e sofisticata e molto più piovosa. Insieme allo stato di Washington è, forse, la zona più piovosa d’America e anche più densamente industrializzata ed il rischio per un giovane di finire a fare l’operaio è piuttosto alto. Fortuna ha voluto che alcuni di questi giovani abbiano avuto il coraggio di uscire dal guscio e fare qualcosa di nuovo musicalmente parlando.
La storia musicale del New Jersey si lega al nome di band del passato fondamentali e nomi della scena moderna interessanti, capaci di ritagliarsi un ruolo di spicco nelle rispettive scene.
L’horror-punk e la sua leggenda
MISFITS- nessuna parola può associarsi meglio al nome della horror-punk band di Lodi, NJ ( magari fosse Lodi a trenta km dalla nostra Piacenza!!!) come il termine leggenda o mito, se volete.
I Misfits sono un mito, punto e basta.
Nati nel 1977 per opera di Glenn Danzig, appassionato di Marylin Monroe e del mistero sulla sua morte ( per l’appunto The Misfits è l’ultimo film della biondissima defunta attrice americana) di B-movies e science fiction anni 50.
I primi passi della band si caratterizzano per un suono decisamente punk-rock e una voce di Danzig influenzata dal tenore italiano Mario Lanza e il cantante Doo Wop. Già dai primi brani la band mostra personalità ed il suo stile unico, con canzoni come Last Caress, inno punk rock ripreso da un sacco di formazioni più recenti.
La formazione originale dei Misfits con Danzig in gruppo, partorisce due pietre miliari del rock come Walk Among Us e Earth A.D, più punk rock il primo, mentre il secondo con sonorità più orientate all’hardcore, ma sempre con cori accattivanti e trascinanti.
Questo periodo è un susseguirsi di storie e miti sulla band: da quelli sulle loro live performance con Danzig sempre pronto ad istigare la folla alla rissa, nonostante la sua altezza non proprio da cestista, alle storie su quanto la band fosse prolifica, grazie al suo talentuoso leader, ma sempre incapace di registrare un full-lenght, alla storia di quando i Misfits vennero arrestati per aver trafugato oggetti sacri e cadaveri da un cimitero per riti voodoo ( accusa peraltro falsa ed infondata).
A cavallo tra l’83 e l’84, senza nemmeno il tempo per promuovere l’album Earth A.D., Danzig lascia la band e ne decreta la sua fine con uno splendido epitaffio: il singolo Die, Die My Darling.
Danzig continua la sua carriera da musicista con i Samhain, prima e poi con la band che prende il suo nome: i Danzig, mentre Jerry Only esce dal mondo della musica per dedicarsi all’impresa familiare e alla sua bambina.
La carriera di Danzig è in ascesa e al contempo pure il mito dei Misfits, anche grazie ad uno sponsor eccellente: i membri dei Metallica che non negano mai l’influenza determinante della seminale band di Danzig e Only. Al contempo, la band diventa oggetto di culto e i suoi gadget vengono venduti ai quattro angoli del globo e proprio attorno alla questione gadget e diritti d’autore si scatena una battaglia legale tra Danzig e Only.
Solo nel 1995 le questioni legali si risolvono con Danzig in pieno potere dei diritti sui brani realizzati e la questione gadget si risolve con una compartecipazione nei proventi tra i due membri originari.
Dal 1995 fino ad oggi i Misfits diventano una all star band a tutti gli effetti. Ad alternarsi agli strumenti troviamo Michale Graves, Dez Cadena e ROBO dei Black Flag e Marky Ramone, tutti insieme a Jerry Only, l’unico superstite del nucleo originario.
Oggi il mito dei Misfits continua a vivere con le ristampe dei loro album e le loro performance live in giro per il mondo, ma soprattutto grazie alla stima smodata degli addetti ai lavori e dei fans, i quali hanno attinto a piene mani dal sound e dal look della band: a cominciare dal deadlock di Jerry Only per qualche tempo usato pure da Fat Mike dei NOFX o Davey Havok degli AFI, giusto per fare due esempi.
Non lo neghiamo, anche noi adoriamo i Misfits ed è per questo che per noi Halloween è un’istituzione, oltre che un classico della band più di culto del mondo!!!
Anche a NJ il thrash fa le sue vittime
OVERKILL- la band capitanata da Bobby Ellsworth, dopo una gavetta nella scena punk a colpi di cover dei Ramones e dei Motorhead ( indovinate da dove viene il nome della band???), evolve verso uno stile thrash e caratterizzato dalla velocità folle. Il primo EP, datato 1984, è subito un successo underground : Power In Black viene esaurito dopo poco tempo creando un certo interesse attorno la band già forte del proprio logo, ormai celeberrimo.
Lo stesso fa il secondo omonimo EP che porta la band a firmare stabilmente per la Megaforce Records e a realizzare l’epico album Feel The Fire che porta la band a girare in tour attorno al mondo con gli Anthrax e poi nell’87 a supporto di Taking Over ( edito da Atlantic Records) con gli Helloween.
Gli anni successivi sono di attività frenetica per la band che sforna un album all’anno grazie al sodalizio con Terry Date ( produttore dei Pantera), continua a girare il mondo in tour e ha la possibilità di avere i propri singoli in heavy rotation specialmente su programmi specialistici come HeadBanger’s Ball.
Con gli anni 90 la band attraversa alcuni cambiamenti di line up e sonori che portano il sound verso un suono più groove e classico, tipo Black Sabbath. Come tante band metal, l’inizio degli anni 90 significa un declino in popolarità a causa del ciclone grunge e della svolta radicale mainstream di MTV, morale, i singoli dell’ottimo album WFO vengono snobbati.
La band non si da per vinta e continua incessantemente sempre al ritmo di quasi un album all’anno, pur con innumerevoli cambi di line up e problemi di salute, fino al 2002 quando finalmente è uscito pure il primo DVD.
Ad oggi gli Overkill sono un istituzione del thrash e soprattutto l’unica band della scena che non abbia mai avuto un periodo di silenzio.
Il presente: tra metalcore progressive/ scremo ed emo
DILLINGER ESCAPE PLAN- con buona pace di tutti, iniziamo dal 2001, data dell’ingresso nella band di Greg Puciato, che aveva semplicemente risposto ad un annuncio e dopo un paio di prove è stato assunto come vocalist a tempo pieno. Da quel momento i parallelismi tra lui e Henry Rollins si sono sprecati. Da quel giorno la band ha partorito un EP con la supervisione del guru Mike Patton intitolato Irony Is A Dead Scene edito da Epitaph, ma soprattutto l’album del 2003 Miss Machine.
L’album è ricco di influenze e con un suono molto peculiare, naturale up grade del sopracitato EP, che mostra tutta la tecnica della band. Questa tecnica esplode nelle loro performance live, a volte stravaganti ( su tutte quella di Padova qualche anno fa quando smontarono il palco per suonare tra il pubblico) e che hanno spappolato l’avanbraccio del chitarrista Brian Benoit, costretto ad interrompere la sua attività musicale.
Il presente è segnato da un recente tour a supporto degli AFI e dalla scrittura dei brani di quello che sia annuncia come uno dei più interessanti album del 2007.
THURSDAY- capostipiti della scena screamo statunitense. Della band di Geoff Rickly e Tim Payne occorre ricordare tre album: Full Collapse ( piccola perla e album di culto per i ragazzi amanti dello screamo, dal quale è scaturito pure un live), War All The Time ( album maturo ed introspettivo figlio dello stato d’animo di Geoff Rickly, venuto a conoscenza di essere affetto da una rarissima malattia che causa in lui vuoti di memoria temporanei) e l’ultimo, A City By The Lights Divided, quasi del tutto ignorato qui in Italia, ma che ha consentito alla band di presentarsi a Reading a supporto dei veterani Sick Of It All.
MY CHEMICAL ROMANCE- la band capitanata da Gerard Way ha all’attivo due album…anzi quasi tre, visto che ormai sta per uscire The Black Parade, successore del fortunatissimo Three Cheers For Sweet Revenge: quello di I’m Not Ok (I Promise) e Helena, per intenderci. Il suono della band, fortemente ispirata dai Misfits, virerà dall’emo ad un rock più maturo con influenze alla Queen (?!?) a detta della band stessa.
La storia musicale del New Jersey si lega al nome di band del passato fondamentali e nomi della scena moderna interessanti, capaci di ritagliarsi un ruolo di spicco nelle rispettive scene.
L’horror-punk e la sua leggenda
MISFITS- nessuna parola può associarsi meglio al nome della horror-punk band di Lodi, NJ ( magari fosse Lodi a trenta km dalla nostra Piacenza!!!) come il termine leggenda o mito, se volete.
I Misfits sono un mito, punto e basta.
Nati nel 1977 per opera di Glenn Danzig, appassionato di Marylin Monroe e del mistero sulla sua morte ( per l’appunto The Misfits è l’ultimo film della biondissima defunta attrice americana) di B-movies e science fiction anni 50.
I primi passi della band si caratterizzano per un suono decisamente punk-rock e una voce di Danzig influenzata dal tenore italiano Mario Lanza e il cantante Doo Wop. Già dai primi brani la band mostra personalità ed il suo stile unico, con canzoni come Last Caress, inno punk rock ripreso da un sacco di formazioni più recenti.
La formazione originale dei Misfits con Danzig in gruppo, partorisce due pietre miliari del rock come Walk Among Us e Earth A.D, più punk rock il primo, mentre il secondo con sonorità più orientate all’hardcore, ma sempre con cori accattivanti e trascinanti.
Questo periodo è un susseguirsi di storie e miti sulla band: da quelli sulle loro live performance con Danzig sempre pronto ad istigare la folla alla rissa, nonostante la sua altezza non proprio da cestista, alle storie su quanto la band fosse prolifica, grazie al suo talentuoso leader, ma sempre incapace di registrare un full-lenght, alla storia di quando i Misfits vennero arrestati per aver trafugato oggetti sacri e cadaveri da un cimitero per riti voodoo ( accusa peraltro falsa ed infondata).
A cavallo tra l’83 e l’84, senza nemmeno il tempo per promuovere l’album Earth A.D., Danzig lascia la band e ne decreta la sua fine con uno splendido epitaffio: il singolo Die, Die My Darling.
Danzig continua la sua carriera da musicista con i Samhain, prima e poi con la band che prende il suo nome: i Danzig, mentre Jerry Only esce dal mondo della musica per dedicarsi all’impresa familiare e alla sua bambina.
La carriera di Danzig è in ascesa e al contempo pure il mito dei Misfits, anche grazie ad uno sponsor eccellente: i membri dei Metallica che non negano mai l’influenza determinante della seminale band di Danzig e Only. Al contempo, la band diventa oggetto di culto e i suoi gadget vengono venduti ai quattro angoli del globo e proprio attorno alla questione gadget e diritti d’autore si scatena una battaglia legale tra Danzig e Only.
Solo nel 1995 le questioni legali si risolvono con Danzig in pieno potere dei diritti sui brani realizzati e la questione gadget si risolve con una compartecipazione nei proventi tra i due membri originari.
Dal 1995 fino ad oggi i Misfits diventano una all star band a tutti gli effetti. Ad alternarsi agli strumenti troviamo Michale Graves, Dez Cadena e ROBO dei Black Flag e Marky Ramone, tutti insieme a Jerry Only, l’unico superstite del nucleo originario.
Oggi il mito dei Misfits continua a vivere con le ristampe dei loro album e le loro performance live in giro per il mondo, ma soprattutto grazie alla stima smodata degli addetti ai lavori e dei fans, i quali hanno attinto a piene mani dal sound e dal look della band: a cominciare dal deadlock di Jerry Only per qualche tempo usato pure da Fat Mike dei NOFX o Davey Havok degli AFI, giusto per fare due esempi.
Non lo neghiamo, anche noi adoriamo i Misfits ed è per questo che per noi Halloween è un’istituzione, oltre che un classico della band più di culto del mondo!!!
Anche a NJ il thrash fa le sue vittime
OVERKILL- la band capitanata da Bobby Ellsworth, dopo una gavetta nella scena punk a colpi di cover dei Ramones e dei Motorhead ( indovinate da dove viene il nome della band???), evolve verso uno stile thrash e caratterizzato dalla velocità folle. Il primo EP, datato 1984, è subito un successo underground : Power In Black viene esaurito dopo poco tempo creando un certo interesse attorno la band già forte del proprio logo, ormai celeberrimo.
Lo stesso fa il secondo omonimo EP che porta la band a firmare stabilmente per la Megaforce Records e a realizzare l’epico album Feel The Fire che porta la band a girare in tour attorno al mondo con gli Anthrax e poi nell’87 a supporto di Taking Over ( edito da Atlantic Records) con gli Helloween.
Gli anni successivi sono di attività frenetica per la band che sforna un album all’anno grazie al sodalizio con Terry Date ( produttore dei Pantera), continua a girare il mondo in tour e ha la possibilità di avere i propri singoli in heavy rotation specialmente su programmi specialistici come HeadBanger’s Ball.
Con gli anni 90 la band attraversa alcuni cambiamenti di line up e sonori che portano il sound verso un suono più groove e classico, tipo Black Sabbath. Come tante band metal, l’inizio degli anni 90 significa un declino in popolarità a causa del ciclone grunge e della svolta radicale mainstream di MTV, morale, i singoli dell’ottimo album WFO vengono snobbati.
La band non si da per vinta e continua incessantemente sempre al ritmo di quasi un album all’anno, pur con innumerevoli cambi di line up e problemi di salute, fino al 2002 quando finalmente è uscito pure il primo DVD.
Ad oggi gli Overkill sono un istituzione del thrash e soprattutto l’unica band della scena che non abbia mai avuto un periodo di silenzio.
Il presente: tra metalcore progressive/ scremo ed emo
DILLINGER ESCAPE PLAN- con buona pace di tutti, iniziamo dal 2001, data dell’ingresso nella band di Greg Puciato, che aveva semplicemente risposto ad un annuncio e dopo un paio di prove è stato assunto come vocalist a tempo pieno. Da quel momento i parallelismi tra lui e Henry Rollins si sono sprecati. Da quel giorno la band ha partorito un EP con la supervisione del guru Mike Patton intitolato Irony Is A Dead Scene edito da Epitaph, ma soprattutto l’album del 2003 Miss Machine.
L’album è ricco di influenze e con un suono molto peculiare, naturale up grade del sopracitato EP, che mostra tutta la tecnica della band. Questa tecnica esplode nelle loro performance live, a volte stravaganti ( su tutte quella di Padova qualche anno fa quando smontarono il palco per suonare tra il pubblico) e che hanno spappolato l’avanbraccio del chitarrista Brian Benoit, costretto ad interrompere la sua attività musicale.
Il presente è segnato da un recente tour a supporto degli AFI e dalla scrittura dei brani di quello che sia annuncia come uno dei più interessanti album del 2007.
THURSDAY- capostipiti della scena screamo statunitense. Della band di Geoff Rickly e Tim Payne occorre ricordare tre album: Full Collapse ( piccola perla e album di culto per i ragazzi amanti dello screamo, dal quale è scaturito pure un live), War All The Time ( album maturo ed introspettivo figlio dello stato d’animo di Geoff Rickly, venuto a conoscenza di essere affetto da una rarissima malattia che causa in lui vuoti di memoria temporanei) e l’ultimo, A City By The Lights Divided, quasi del tutto ignorato qui in Italia, ma che ha consentito alla band di presentarsi a Reading a supporto dei veterani Sick Of It All.
MY CHEMICAL ROMANCE- la band capitanata da Gerard Way ha all’attivo due album…anzi quasi tre, visto che ormai sta per uscire The Black Parade, successore del fortunatissimo Three Cheers For Sweet Revenge: quello di I’m Not Ok (I Promise) e Helena, per intenderci. Il suono della band, fortemente ispirata dai Misfits, virerà dall’emo ad un rock più maturo con influenze alla Queen (?!?) a detta della band stessa.